mercoledì 15 aprile 2009

Appesi ad un filo

Pubblicato da Micha Soul alle mercoledì, aprile 15, 2009
12 giorni fà scrivevo un'ode alla vita.
Era uno dei tanti venerdi sera, al ritorno da una splendida serata passata fra amiche. Era notte e io scrivevo seduta su di un soffice divano bordò. Al sicuro e felice dentro la mia casa.
Due notti dopo la mia vita e quella di tutti gli italiani più sensibili ai drammi della vita, è stata scombussolata.
Morte, devastazione, distruzione, una settimana con gli occhi incollati allo schermo della TV, a seguire intere edizioni speciali dei TG, a leggere quotidiani, a cercare informazioni sul come poter aiutare, mi sono trovata ad un passo verso la partenza per quei luoghi. Quella regione che porto nel mio sangue, nel mio DNA.
Una settimana di telefonate alla mia famiglia, scampata alla tragedia perché il destino ha voluto che la distruzione avvenisse a 38 chilometri da dove vivono loro.
Una settimana di perché, di domande senza risposte, di paura, di quel senso si morte che ci portiamo appresso quando andiamo a dormire e soffriamo d'insonnia.
A niente sono serviti i tentativi di un uomo che gioca a fare l'uomo e ti propone un DVD comico o un viaggio verso mete lontane. A niente è servito il mio dialogare con dalie e tulipani.
Io non ho paura della morte, ne sono ossessionata. Ossessionata dalla fatalità, dal senso di impotenza e dall'impossibilità di contrastare il destino. Così attaccata alla mia vita, ai legami affettivi, alla tenerezza di un abbraccio, alle coccole di mia madre, alla pelle profumata della mia nonna. Agli occhi sempre lucidi e sorridenti del mio instancabile nonno. Loro, più vicini alla parola fine, loro che io stupidamente continuo a considerare immortali.
Io che mi rifiuto di stringere la mano a quella donna incappucciata e vestita di nero con la falce in mano. No, non me l'hanno ancora presentata e cerco di tenerla lontana da me e da tutte quelle persone che amo come la mia stessa vita. Eppure davanti a drammi del genere, ci si rende conto che lei è lì, e aspetta il tuo momento.
E allora non resta che andare avanti accecati, privati del pensiero, ignoranti e senza voglia di sapere che senso abbia la nostra misera vita. Oggi ci siamo, domani chissà. D'altra parte le religioni sono state inventate per evitare che la gente impazzisca davanti all'innegabile precarietà della nostra esistenza.
Credere in Dio, credere nell'aldilà. Forse aiuta, se si è fermamente convinti che la vita non è altro che un passaggio intermedio, una sosta, per poi proseguire verso qualcosa che abbia un senso.
E allora va bene, godiamoci questa sosta, godiamone dei profumi, dei colori, delle sensazioni, dei sentimenti. Ma non attacchiamocene troppo. Iniziamo a saziare la nostra anima piuttosto che la nostra bocca!
Non è forse così che vivevano una volta i popoli più mistici e spirituali di passaggio sulla nostra adorata terra?...magari con l'ausilio di qualche sostanza che oggi volgarmente chiamiamo droga.
E che droga sia, purché ci aiuti. E mentre inspiro ed espiro, cerco le mie risposte in uno dei tanti libri......




1 commenti on "Appesi ad un filo"

Massimo on 15 aprile 2009 alle ore 18:39 ha detto...

Bel post...
la vita e la morte...
si dice sempre ma .. forse varrebbe la pena davvero di cercare di vivere al meglio la nostra vita, cercando di cogliere tutte le occasioni che ci riserva.. finchè ci viene concesso.........e poi.. e poi STOP !

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