martedì 25 agosto 2009

And the winner is.......

Pubblicato da Micha Soul alle martedì, agosto 25, 2009

Non basta essere una donna precisa nell’abbigliamento e perfettina nell’acconciatura per potersi dire infallibili.
Non basta tener impeccabile una casa e rendere l’ordine sovrano, senza potersi dire disorganizzate.
Basta poco per cucirsi addosso l’appellativo di “svampita”. Ed io nonostante svariati tentativi di scollarmelo di dosso, non perdo occasione per riconfermare il mio modo di essere.

E così, non meravigliatevi se in vacanza cercate di contattarmi e il mio cellulare è sempre spento. Vorrei potervi dire che la grande donna in carriera che c’è in me ha deciso di staccare la spina. In realtà il mio cellulare fa parte di quegli oggetti inanimati che nella borsetta prendono solo spazio ma che mi tornano utili per ammazzare il tempo in una sala d’attesa mentre aspetto il mio turno e gioco al serpente. Sarà appunto per questo motivo che il mio caricabatterie, stufo di rimanere chiuso ed inutilizzato per interi giorni nel cassetto del mobile dell’ingresso, ogni tanto pianifica una fuga e sparisce per intere settimane. Stranamente, quando decido di andare in vacanza o, ancor peggio, quando mi aspetta un viaggio di lavoro.

E così, non meravigliatevi se il primo giorno di ferie, scesa dall’aereo, presi i bagagli e salutato affettuosamente voi amici sempre pronti ad ospitarmi, mi vedo obbligata a farvi cercare una farmacia di turno, un supermercato aperto, per comprare uno spazzolino da denti per me e uno per mio marito. E puntualmente capita che il mio aereo atterri di domenica.

Mio marito ormai non si scompone nemmeno più. Apprende impassibile la brutta notizia dei vari oggetti dimenticati e, appena mi giro dall’altra parte, scuote la testa con aria rassegnata. “Ti ho visto sai? Vuoi che ti ripeta la solita frase? Tu dov’eri mentre preparavo il beautycase?”.
In compenso non dimentico mai vestiti e accessori che avranno l’unica fortuna di “cambiare aria” per poi tornare al punto di partenza ancora piegati e leggermente stropicciati dai viaggi, senza aver potuto godere di una passeggiata o di una minima scossa. Come quei braccialetti d’acciaio inox, che rimangono lì, in fondo alla valigia, contribuendo ai chili extra che per poco non mi costavano tre volte il biglietto con la Ryanair, in quello spazietto originariamente pensato per il caricabatterie e gli spazzolini da denti.

E così non meravigliatevi se, una volta tornata a Bologna, trovate almeno un mio
oggetto in casa vostra. Potrebbe essere un paio di occhiali, un orecchino (chissà come mai, sempre solitario), una cintura, gli spazzolini da denti appena comprati, un reggiseno. La mia solita scusa è il voler tornare a riprenderli, quasi avessi studiato le mie mosse da distratta cronica.
In realtà questa scusa non regge se ogni volta che esco da casa di mio fratello a soli 5 km dalla mia, ricevo una sua telefonata in cui mi elenca i vari oggetti dimenticati in soli 30 minuti di mia permanenza. Spesso, nell’elenco appare anche il cellulare. Ma che importa! La prossima visita dal dottore ce l’ho fra due mesi!

Se non siete ancora convinti che mi sia guadagnata il premio come donna più disorganizzata del ventunesimo secolo, ecco la mia carta jolly.
Per chi non lo sapesse nella mia borsetta non manca mai la macchinetta fotografica digitale. Quella super slim dallo schermo touchpad. Quella che non fai in tempo a dire guarda che bel tramonto che io l’ho già immortalato. Più veloce di un pistolero del west. Usciamo per un aperitivo? Click click click, foto mentre ridi, foto del cameriere, foto di mio marito incazzato, foto del drink, autoscatto mosso ed inguardabile, foto del’interno della borsa. Nero.
E così c’è da meravigliarsi se, arrivati a casa di Claudia e Antonio in quella deliziosa città di Cefalù, mi appresto ad afferrrare la machinetta fotografica obbligatoriamente nella mia borsa a mano, vado per accenderla per poter immortalare il primo momento della nostra primissima vacanza del 2009, mi accorgo che la batteria è inequivocabilmente scarica e la macchinetta non dà alcun segno di vita, nemmeno per una misera fotografia (“una sola, ti prego almeno una!!”), e mentre mi accanisco ad esercitarle il massaggio cardiaco premendo ininterrottamente il pulsante di accensione, la mia pressione cala, divento paonazza, poi blu e viola, mi siedo sul letto in preda al panico e mi rendo conto che solo la detentrice del premio in questione può aver dimenticato il carica batterie della macchinetta fotografica.
Poco male, quello del cellulare è saltato da solo in valigia. No, non ha la funzione di fotocamera, costa 20 euro ed è più vecchio della mia carta d’identità che mi vede residente ancora in Toscana.
Quantomeno, ho il gioco del serpente.

Epilogo: le foto di Cefalù verranno fatte con la macchinetta della mia amica Claudia che oltre ad averci ospitati e trattati da veri re, ha lasciato che la sua macchinetta fotografica diventasse la mia povera vittima durante quello splendido soggiorno.
Peccato che nel trasportare le foto dal suo pc alla mia chiavetta USB, io vi abbia erroneamente selezionato e trascinato i provini e non le foto vere e proprie.

Però non so se avete notato, in vacanza a Cefalù, ho portato una chiavetta USB.

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