giovedì 17 settembre 2009

Comunico quindi sono

Pubblicato da Micha Soul alle giovedì, settembre 17, 2009

Amo scrivere. Amo comunicare. Anzi, direi, amo comunicare, quindi amo scrivere.
Grazie ad internet in effetti ci si presentano davanti molte più occasioni per riuscire a comunicare. La scrittura, le immagini, la musica.

La mia scrittura non è virtualismo e non vuole pavoneggiare, ma semplicemente riflette la mia voglia di esprimermi a 360 gradi, con ogni mezzo.

Sul perché io voglia esprimemi potrei dilungarmi troppo ed essere noiosa e banale, ma l'immagine di un barattolo pieno zeppo di esperienze ed idee e stimoli provenienti dal semplice fatto di esistere, che prima o poi deve essere svuotato per poter continuare ad essere riempito, potrebbe essere sufficiente a spiegare questo mio bisogno inesauribile.

L'egocentrismo c'entra fino ad un certo punto, perché che ci si creda o no, poco importa alla sottoscritta se i lettori sono 20, 200 o 2. Dopo la creazione avviene quel meccanismo di verifica personale su come il messaggio sia arrivato alel persone, e se è arrivato. Ma questo meccanismo è solo una conseguenza, non la ragione della mia scrittura.

Comunicare. Se non esistesse questo verbo, di me rimarrebbe solo una stupida bambolina dalla risata facile.

Lo ammetto, senza alcuna onta, io parlo da sola. Mi capita di trovarmi seduta sulla tazza del water a parlare con lo specchio del lavandino posto di fronte all'altezza del viso. Parlo immaginandomi in situazioni diverse, spesso mi auto-intervisto pensandomi dietro le quinte di un palco che ha appena assorbito il mio sudore e la mia passione, addirittura capita che l'intervista si svolga in inglese e che mi impegni al massimo perché il mio accento sia dei più perfetti e puliti.
Finisco per ritrovarmi a monologare su cosa significhi per me la fama, su come mi abbia cambiata, do lezioni di umiltà e punto il dito sugli artisti spendaccioni e megalomani, parlo di me, dei miei ideali, di ciò che ritengo più importante, dell'amor proprio, dell'amore verso l'umanità....
fin quando una mia collega non urla da fuori di uscire dal bagno e di andare a fare le mie telefonate da un'altra parte....

Mi succede spesso addirittura di parlare da sola in macchina quando mi tocca quella senza stereo, la macchinetta di riserva uscita da un film in bianco e nero.
Un giorno ferma ad un semaforo mi sono guardata intorno e ho notato con non poco imbarazzo che dall'automobile vicina due occhi mi puntavano divertiti, poi mi sono resa conto di avere il finestrino totalmente abbassato, così come l'automobile di fianco. Ho quindi afferrato il cellulare nemmeno zorro con la spada e l'ho messo davanti alla bocca urlando "pronto....mi senti?? ho messo in modalità vivavoce perché sono in macchina, non so se mi senti bene, è mezz'ora che ti sto parlando!!!........

Questa mia mania di comunicare è innegabilmente infantile. Così come le bambine parlano con le bambole, io parlo con me stessa. E perdo tempo. Perché proprio mentre sto sparecchiando la tavola, la sera in cui mio marito è rimasto a mangiare fuori e tornerà tardi, io mi distraggo rimanendo incastrata fra un pensiero e l'altro, nella mia nuvoletta fatta di ologrammi ad alta definizione, ed inizio a parlare. Quindi mi fermo, vago per casa, mi siedo sul divano o davanti al pc, o davanti allo specchio dul mobile dell'ingresso, e porto a termine la discussione intrapresa con me stessa e con i miei personaggi immaginari. Intanto il tempo passa e quando mio marito torna a casa mi è difficile giustificare una tavola ancora da sparecchiare.

No, cari amici, non penso si tratti di una malattia mentale per cui chiamare la casa di cura più vicina, penso semplicemente si tratti piuttosto di una forma di auto-ipnosi.

In effetti, l'essere umano durante la propria vita assorbe informazioni sottoforma di immagini, di suoni, di parole scritte, ma con il passare del tempo questi ricordi vanno sfumando e dissolvendosi sempre più fino a diventare un ricordo di ricordi che non si ricordano più.
Il mio parlare da sola fa sì che molte di quelle immagini riaffiorino e si ripresentino prepotentemente per essere esaminate ed analizzate. E così il mio linguaggio le rende vive e dà loro la possibilità di essere guardate più da vicino. L'essenziale è invisibile agli occhi, dice la volpe al piccolo principe, ed è quindi grazie ai miei monologhi che la parte meno superficiale del mio IO viene a conoscenza di ciò che in altri momenti non mi è possibile vedere.
Una specie di trance, insomma.
Poi siamo sinceri, noi non siamo limitabili ad una sola personalità, ad un solo pensiero, ad una sola opinione. Anche all'interno del nostro piccolo esserino, troviamo opinioni divergenti, domande a cui voler rispondere con troppe risposte diverse.... il dibattito con coi stessi porta spesso le conclusioni a cui non riuscivamo ad arrivare "da soli".

D'altro canto però, la comunicazione con sé stessi non basta per poter svuotare il barattolo in esplosione. Non basta immaginare un interlocutore per accontentarci dei 20 minuti passati a parlare sul cesso. Ed è da qui che nasce il mio bisogno di fare ciò che sto facendo in questo preciso istante.

E' per questo motivo che ho aperto un blog sulla cucina, esprimendo la mia passione culinaria, purtroppo incostante sebbene molto gradita. E' per questo motivo che non contenta di impegnare molto tempo nella creazione di un album musicale, ho creato un blog che parlasse della creazione di questo lavoro, esaminandone i vari step, descrivendone le difficoltà ed esprimendo le mie sensazioni.

E' per questo motivo che ho creato un blog chiamato "terrazzi in fiore", con tanto di layout floreale e molto ben curato, per poi vedermi costretta ad eliminarlo due settimane dopo per via dell'impossibilità di sdoppiarmi (c'ho provato credetemi, ma l'esperimento ha generato solo un dimagrimento di ben 5 chili e non era un bello spettacolo) e di trovare quel minimo di tempo indispensabile per cercare idee, fare foto, e parlare della mia ennesima passione incostante e poco approfondita.
E' anche per questo motivo che su Love Plugs inizio una rubrica (vedi quella del venerdì) la porto avanti per poche puntate e la lascio sospesa senza preavviso.....stessa cosa per alcuni racconti (vedi quello di Frank), per cui ho avuto un grandissimo slancio mentre raccontavo la prima parte, ma nessuna voglia di continuarlo. Però solo su richiesta, potrei decidere di farlo.

Bene, a questo punto, visto che nessuno può dirmi di uscire dalla schermata di blogger e di andare a scrivere le mie cose da un'altra parte, potrei anche arrivare al nocciolo della questione.
Che è?

Semplicemente ciò che ho appena scritto e che posso riassumere in una sola frase: scrivere è una terapia, comunicare è una terapia. Tutti ne abbiamo bisogno e se ciò che ci frena è la paura di essere giudicati, bhè, vi assicuro che i giudizi non sono niente in confronto all'impossibilità di esprimersi. Perché i giudizi riflettono l'immagine che gli altri hanno di voi, l'esprimere voi stessi riflette l'immagine che voi avete di voi stessi e che spesso non conoscete finché non la tirate fuori. E' questa l'immagine più importante e da curare, perché con voi stessi passate ogni misero secondo della vostra vita.

______________________
Immagine usata per il post:

Dipinto "comunicazione difficoltosa" di Gianni Lukolic

3 commenti on "Comunico quindi sono"

Anonimo ha detto...

e adesso che so che non sono l'unica a parlare da sola mi sento meglio ;))) poi ispirata e incitata anche dai tuoi post iniziero' la terapia dello scrivere, scrivere e scrivere...erchè è proprio vero che comunicare aiuta a sentirsi meglio :))))))))))))))))))))))))denise

Vale on 18 settembre 2009 alle ore 23:23 ha detto...

O_O OMMIODDIO! anche io parlo da sola quando sono sulla tazza del water, mi autointervisto, faccio finta di essere dietro le quinte di un non-si-sa-cosa..!!! buahahaha.. e' incredibile! un bacione!

Unknown on 19 settembre 2009 alle ore 09:56 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
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