Tutte abbiamo avuto un Frank nella nostra vita.
Un grande amore seguito da un altrettanto grande dolore.
Il mio aveva all'epoca 42 anni ed era la bella copia di Hugh Grant.
Mi ero laureata da poco, a Marzo del 2003. In Agosto mi trasferii alle Canarie, dove iniziai a gestire un internet-caffè sull'allora desertica Fuerteventura.
Lasciai alle spalle due anni e mezzo di fidanzamento con un bravissimo ragazzo diventato troppo amico per potermi considerare innamorata.
Interruppi anche la storiella nata da pochi mesi con un ragazzo di Sanremo, conosciuto tramite un sito di musica black, che feci la pazzia di andare a trovare prendendo l'aereo dalla mia città natale in cui tornai dopo la laurea, Bruxelles.
Tre giorni di passione, ma a quel tempo il mio cuore sembrava essere rinchiuso in una patina di ghiaccio.
Arrivai su quell'isola e sentii che stava per iniziare una terza vita. Era giunta l'ora, a 25 anni, di conoscere me stessa.
Fino a quel punto la conoscenza del mio io avveniva attraverso gli uomini, lo studio, gli esami, la famiglia. Lì eravamo soli, io e il mare, quello specchio infinito nel quale riflettersi e parlarsi, conoscersi e capirsi.
Di quella mia terza vita, ora che sto vivendo la mia quinta, ricordo l'odore della spiaggia alle 6.00 di mattina, quando uscivo di casa per passeggiare e respirare la vita prima di recarmi al supermercato e fare rifornimento per il bar.
Ricordo la fatica, i piedi indolenziti a fine giornata, la schiena a pezzi, il portafoglio pieno di banconote sudate e diligentemente riposte nella cassaforte di casa. Ricordo le prime gaffe, il periodo di apprendimento nel quale mio fratello, venuto in mio soccorso per un paio di mesi, mi
bacchettava se fra un cocktail preparato e un caffé servito al tavolo "degli Italiani", facevo una pausa su internet.
Ricordo settembre di quell'anno, quando prese l'aereo in direzione di Bologna e io rimasi sola nella casa dei miei, una casa che acquistarono molti anni prima che quell'isola fosse scoperta dal turismo europeo.
Una casa che non riuscivo a sentire mia e che diventò il luogo di rifugio dopo giornate di lavoro pesante, seguite da nottate in discoteca ad ubriacarmi con pampero e coca-cola.
Ricordo quel giorno, l'unico in tutta la settimana, in cui entrai a lavorare alle 11.00, fiera della mia "dipendente" che nel frattempo aveva aperto, sistemato i tavoli fuori, acceso le luci e i pc e comprato le brioches.
Ricordo quando mi disse che giù c'era un cliente al pc n. 4 e mi chiese se potevo portargli la spremuta d'arancia.
Ricordo tutto e mentre scrivo non vi nego che mi tremano le mani. Ricordo che andai verso di lui con mille pensieri in testa, il mare, le scarpe viste nella vetrina accanto e la voglia di comprarle per la prossima serata al Waikiki...ma quando i miei occhi incrociarono i suoi e vidi il suo volto mi innamorai.
Capii per la prima volta in 25 anni che il famoso Colpo di Fulmine esisteva davvero, non era un’invenzione hollywoodiana.
Proprio lì, su quell'isola, lontana dal bisogno di cercare certezza e sicurezza in una relazione che non portava a niente, proprio lì nella mia piena convinzione di voler rimanere single a vita e godermi ogni momento come se fosse l'ultimo, persi la testa.
Ricordo quando lui uscì dal bar e io senza pensarci un attimo scesi giù e mi misi al suo pc, nel folle tentativo di trovarvi un indizio, un modo per rivederlo.
Non so se credere al destino, ai segni, al fatto che tutto sia già scritto, posso solo dirvi che la schermata era quella di hotmail e nella voce username vi era il suo indirizzo e-mail.
Gli scrissi che lo volevo conoscere, nascosi la mia vera identità ma dopo poche e-mail scambiate ci trovammo in un bar sperduto, tre giorni dopo dal primo incrocio di sguardi, e lui mi svelò che aveva capito da subito che fossi io.
Quella sera facemmo l'amore nell'appartamento che aveva affittato con un amico con la sua stessa passione per il kite-surf, e che avrebbe dovuto lasciare il giorno dopo per fare ritorno nella sua terra d'origine: l'Irlanda.
Oh, Frank.
Il giorno in cui partisti mi sentii incredibilmente vuota, e dire che di te conoscevo il nome, pochi dettagli della tua vita e del tuo lavoro, ma passai le 5 ore più intense della mia vita.
Non appena atterrò in Irlanda mi chiamò. Disse che voleva rivedermi, che era stato tutto così veloce, onirico, che non ci capiva più niente. Stesse mie sensazioni.
Dopo una settimana di telefonate, di stomaco chiuso, presi un aereo e lo raggiunsi in Irlanda per due giorni.
Andammo avanti così per un paio di mesetti, sentendoci con passione via etere, vedendoci di sfuggita in qualche posto sperduto d'Europa, che potesse essere una buona via di mezzo per entrambi. I voli insisteva per pagarli lui, si rifiutava di farmi spendere quelle cifre di denaro incredibili per un biglietto aereo preso all'ultimo momento. Mi disse che era un consulente finanziario, che aveva appena venduto la sua casa per dedicarsi alla laurea che aveva l'intenzione di conseguire….Si sarebbe iscritto all’università proprio dopo le vacanze
estive ma adesso tutto era così confuso....io non potevo dargli nessun consiglio ma chiaramente speravo che decidesse di trasferirsi sulla nostra isola. Aspettai che venisse fuori da sola la possibilità di convivere insieme in casa dei miei, fino a quando non avremmo trovato un'altra sistemazione.
E così seguì una pazzia dopo l'altra. Rinunciò al suo sogno di iscriversi all'università, si trasferì a Fuerteventura dove avrebbe ripreso a lavorare da casa come consulente finanziario.
Scoprii la sua età solo molto tempo dopo perché ogni qualvolta cercassi di chiedere il suo anno di nascita, cambiava argomento. Sapevo che era più grande di me, pensavo avesse sui 35 anni, almeno
quelli erano quelli che dimostrava. Quando una notte di nascosto mentre dormiva andai a frugare nel portafogli per scovarne la carta di identità sentii il cuore arrivarmi in gola nel momento in cui i miei occhi videro l'anno di nascita: 1961.
Quest'uomo aveva fatto un patto col diavolo.
La cosa mi piaceva, lui mi attraeva da morire, l'idea che avesse avuto una vita colma di esperienze, di donne, di viaggi...mi eccitava il fatto di parlare con lui un'altra lingua, di trovare affinità caratteriali nonostante la nostre diverse età e origini.
Stavo vivendo un sogno ad occhi aperti. Il sesso splendido, una grandissima complicità, un umorismo caratterizzato da molta auto-ironia che ci accomunava...mi piaceva l'idea di tornare a casa per l'ora di pranzo e vederlo fuori col portatile a lavorare, o in terrazza a prendere il sole con bottiglia di birra in mano e cellulare per affari nell'altra....
Ricordo l'acquisto dei mobili per la casetta che avevamo trovato da prendere in affitto in un residence con piscina, una casetta piccola ma in una posizione ottima e con tanto di solarium sul tetto. Ricordo il giorno in cui entravo a lavorare più tardi, noi due appena alzati dal letto per il troppo sole che entrava dalle finestre munite di sottilissime tendine poco coprenti, a tuffarci in piscina per svegliarci nel migliore dei modi.....
Ricordo tutto questo incanto come fosse accaduto ieri.
Così come ricordo le prime notti in cui lui si alzava, si sedeva nel soggiorno con una tazza di té in mano e una sigaretta nell'altra, dopo mezz'ora mi alzavo anch'io per andare a vedere cosa fosse
successo e lo vedevo lì, nel buio, a fissare un punto e a pensare. Ricordo quando mi diceva di tornare a letto e che lui dopo poco mi avrebbe raggiunta. Ma spesso mi riaddormentavo molto prima, in una faticosa attesa di sentirlo vicino a me…
Ricordo le nostre litigate per le critiche che gli rivolgevo riguardo a quei 3 pacchetti di sigarette consumati al giorno. Ricordo quando mi diceva che stava bene, che aveva solo qualche pensiero riguardo al lavoro, ma nulla di grave. Ricordo il distacco che si andava creando, le sue carezze sulla mia pelle, mentre la sua mente era lontana da noi.
Ricordo la prima volta che mi disse di dover andare a Dublino per qualche settimana. Ricordo anche che ci rimasi male perché partiva qualche giorno prima del mio ventiseiesimo compleanno. Mi disse di andare con lui ma sapeva benissimo che il locale non stava lavorando molto con la bassa stagione e con il brutto tempo che aveva reso Dicembre e Gennaio due mesi di perdita a livello di entrate.
Non potevo permettermi di pagare qualcuno che prendesse il mio posto, anche se per poche settimane.
Mi ricordo che lui risolveva tutto rispondendo "pago io" e io dentro di me mi chiedevo quante risorse avesse ancora in banca dopo tutti i soldi spesi negli ultimi 6 mesi.
Ricordo che dopo due settimane non resistevo, mi mancava e le sue chiamate si facevano sempre più rare.
Ricordo il suo poco entusiasmo nel sentire la mia decisione di raggiungerlo, così come mi ricordo l'accoglienza fredda che mi aspettava.
Entrammo in questo residence immenso nel verde, uno di quei residence da ricconi, aveva affittato una casa con 3 stanze da letto, tutto perfettamente arredato in stile vittoriano, un lusso che avevo visto in pochissimi hotel fino a quel momento.
Ricordo il litigio che scattò quando gli dissi che lo vedevo freddo, che negli ultimi mesi lo vedevo cambiato e che secondo me non provava più i miei stessi sentimenti. Ricordo le sue risposte vaghe, le sue giustificazioni poco plausibili, dette con quel tono distante, secco, troppo calmo per una mediterranea come me. Mi rimbombano in testa quelle sue cinque parole che chiudevano i nostri litigi….“Oh please, stop hassling me.”
Ricordo che appena alzai la voce per digli che così non potevamo andare avanti lui mi disse che si sarebbe andato a riposare e avremmo ripreso il discorso quando si sarebbe svegliato.
Non posso dimenticare quanto piansi, quella volta e tutte quelle che seguirono. Lacrime acide e dolorose come il succo di un limone strozzato. Lo stomaco in subbuglio, il petto indolenzito dal pianto troppo feroce fatto di singhiozzi e sospiri rapidi e tremolanti. Ricordo tutto come se fosse ieri.
Ma non potevo fare a meno di lui. Ne ero pazzamente innamorata ed ero entrata in quel vortice in cui una donna non ha più la concezione di se stessa in quanto ad individuo dotato della consapevolezza del proprio valore. Concepivo la mia esistenza solo attraverso la nostra vita in due. Pensavo che sarei potuta morire senza di lui. Avevo avuto parecchie storie serie prima di Frank, semi-convivenze, relazioni durature con tanto di ricordi a seguito, vacanze in montagna, momenti di intimità, tutte finite per mancanza di questo brivido che solo lui era riuscito a tenere vivo dentro di me. Erano passati solo 5 mesi e a me sembrava di aver avuto solo lui nella mia vita, cancellando tutto ciò che era esistito prima. 5 mesi di un’intensità inspiegabile a parole, pagine piene di sensazioni, di una memoria piena zeppa di ricordi, come una spugna in una vasca d’acqua schiumosa.
E quindi, passò un altro mese fra alti e bassi, più lui si allontanava da me, più io ne ero innamorata. Le sue notti insonni a guardare il buio e a fumarsi la sua centesima sigaretta divennero sempre più frequenti, facevamo l'amore di rado e io mi sentivo indesiderata. Provai a levarmelo dalla testa, iniziai ad uscire con le mie amiche, a ubriacarmi e a farmi desiderare da altri ragazzi ma appena sentivo che poteva succedere qualcosa, tornavo in me e scappavo a casa, svegliandolo di notte e chiedendogli cosa ci fosse in me di tanto sbagliato da non riuscire a farmi amare da lui quanto necessitassi. Ero diventata patetica. Una donna priva di autostima che a nulla serviva essere bellissima, a nulla serviva essere una brava imprenditrice.
Dopo un mese, ci trasferimmo definitivamente a Dublino. Ciò che accadde allora non potreste mai nemmeno immaginarlo.....
....lo saprete ben presto, alla prossima puntata......
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6 commenti on "Frank (capitolo 1)"
tesoruccio!!!! leggendo questa storia che gia' conoscevo mi hai fatto piangere!!!!! sei una scrittrice favolosa!!!! ti prego non cancellare mai tutte le cose che hai scritto in questo love plugs.... vedrai un giorno riuscirai a raggruppare il tutto e farai un libro di successo.... scrivi in una maniera coinvolgente... non so' spiegarti.... sei un genio!!!!! non vedo l'ora di leggere il seguito......la tua mammina!!!!! che conosce gia' la storia ma ...ancora una volta non e' riuscita a trattenere le lacrime !!!!! grazie tesoro per darmi ancora delle emozioni.... un bacio ....
Ma...è tutto vero? Cioè questo è parte del tuo passato?
è tutto vero. Nessuna invenzione. Tutto quello che viene scritto sul blog fa parte della mia tormentatissima vita ;)
chissà forse un giorno scriverò davvero un libro da lasciare ai mei figli...perché ancora ce ne sarebbero di cose da raccontare....
Tutto vero...uhm...
Ok esempio pratico:
Se tu leggessi qualcosa scritta dal tuo ragazzo in cui, ancora oggi, parla con tanto fervore e passione di una sua ex...che sentiresti?
partiamo dal fatto che siamo quello che abbiamo vissuto. Io vivo TUTTO con fervore, anche le mie storie passate. Il mio uomo non ha segreti per me come io non ne ho per lui. Ho raccontato questa storia prima a lui e poi a queste pagine rosa. Chiaro che per raccontare bisogna tirar fuori i sentimenti, ciò non significa che io ne provi ancora. Anzi, proprio perché sono stati sotterrati con tanto di cerimonia funebre, posso parlarne con tutta tranquillità sapendo che nessuno si sentirà offeso.
Frank mi ha resa la donna che sono, ha contribuito alla mia crescita e alla mia forza, così come mio marito mi ha fatto scoprire la felicità e ha smussato gli angoli più spigolosi del mio carattere.
Nel nostro rapporto non c'è spazio per la gelosia, ancor meno per la gelosia nei confronti del passato.
per rispondere alla tua domanda: se avesse la mia stessa sete di scrittura, sarei felicissima di leggere un suo racconto che già conosco.... :)
Eh no mia cara SOUL non puoi lasciarmi sospesa. Non ci sto. VOGLIO ASSOLUTAMENTE CONOSCERE IL SEGUITO DI QUESTA STORIA please!!!
...
Marta
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