Non ce la possono fare. I miei fornitori non ce la possono fare. I miei fornitori Cinesi non ce la possono fare.
Sono 4 anni che mi occupo di gestire i prodotti che acquistiamo e non sono mai riuscita a smentire la mia prima impressione riguardo ai fornitori Cinesi: a livello lavorativo, tutti, e dico tutti quelli con cui ho avuto a che fare, si sono dimostrati TUTTI davvero incredibilmente stupidi.
Stamattina però, uno di questi ha davvero battuto ogni record.
Ordino da loro alcune delle nostre montature e alcuni premontati.
Durante l’emissione del nuovo ordine, specifico che insieme alle montature devono inserire una “dima”, termine tecnico che indica un oggetto di plastica ovale che serve all’ottico per sagomare la lente oftalmica da montare sull’occhiale. Chiaramente, a voi il termine e l’oggetto stesso può risultare sconosciuto, a meno che non bazzichiate nel mondo dell’ottica, ma chiunque produca prodotti quali montature non può non aver familiarità con questo tool.
Nella mia prima e-mail, la informo di questa nostra esigenza. Le scrivo, con un inglese accuratamente semplice e schematico, che nel sacchetto di plastica contenente la montatura, deve inserire questa dima. Le chiedo di confermarmi che può produrre la dima in questione.
In inglese il nostro sostantivo Italiano “dima” viene indicato con il termine “pattern” (questa informazione mi era stata data precedentemente da un altro fornitore asiatico). Per sicurezza, aggiungo una breve spiegazione riguardo all’uso della dima, quasi certa però di dar loro un’informazione scontata.
Pochi secondi dopo ricevo la sua risposta. Non viene menzionata la dima, ma risponde “i premontati verranno inseriti negli appositi astucci” e mi allega la foto dei suddetti astucci in stoffa.
???
Io, basita, penso che forse mi sono spiegata male, che forse mi vuol dire che la dima la può produrre e la vuole inserire nell’astuccio, e quindi forse il caso di specificarle che questa dima mi serve solo per le montature, non per i premontati (informazione che davo per scontato visto che le lenti di un premontato sono già graduate e che quindi l’ottico non ha bisogno di fare niente se non di vendere questi premontati così come arrivano in negozio!).
A questo punto lei mi chiama, e in un inglese che per capirlo mi ci sono voluti ben due anni (faccio un appello alle università per interpreti e traduttori affinché inseriscano un corso di inglese parlato dagli asiatici) mi dice che preferisce comunicare per telefono per capire meglio quello di cui ho bisogno.
Vista la mia difficoltà a farmi capire, dedotta dal semplice fatto che risponde yes anche alle domande del tipo “stiamo parlando dell’ordine 05 o dell’ordine 06?”, decido di tagliare corto assicurandole che le avrei mandato, entro due minuti, una FOTO della dima in questione.
Prendo una dima, scatto una foto e già che ci sono scatto una foto della bustina che dovrà contenere sia la montatura che la dima. Scarico le foto, apro una nuova e-mail, le spiego tutto dall’inizio, specificando il numero d’ordine del quale stiamo parlando, le faccio nuovamente presente che ho bisogno del “pattern” (vedi foto 1) e ho bisogno che sia inserito nella bustina di plastica insieme alla montatura (per la bustina vedi foto 2).
Invio. Aspetto.
Ricevo la sua risposta:
“ah! Grazie della tua richiesta L., quindi hai bisogno che sulla bustina di plastica io stampi il marchio CE in bianco e non in nero?”
Vi giuro cari lettori che non sapevo se piangere o se ridere.
Mi armo della tanta pazienza che ho imparato ad avere dal momento in cui sono entrata in contatto con il mondo dei fornitori cinesi, quel self-control che mi frena dal mandale un’e-mail con scritto “non capisci un cazzo, idiota che non sei altro e guarda te se devo perdere un’intera mattinata a spiegarti che insieme alle mie cazzo di montature devi inserirmi questa cazzo di dima che avrai visto in vita tua trecento miliardi di volte!!”.
Premo rispondi, e scrivo “cara Vivien, forse le mie due foto ti hanno confusa. Dovresti per piacere ignorare la foto della bustina di plastica e guardare solo la prima. La prima contiene la dima. Ti prego di confermarmi che puoi produrla e inserirla nella bustina contenente la montatura. Questo chiaramente, va fatto per tutte le montature (ordine totale 2.500 pezzi). Grazie”.
Invio. Aspetto.
Ricevo la sua risposta:
“Cara L. penso di aver capito finalmente! Vuoi che stampi sulla bustina contenente la montatura il calibro, il diametro e le altre informazioni relative alla montatura che trovo nella prima foto ovvero quella scritta nera? Noi di solito, come tu ben saprai, queste informazioni le stampiamo sull’asta. Ti prego di confermarmi che hai bisogno che te le stampi anche sulla bustina”.
Prendo in fretta e furia la cornetta, faccio il lunghissimo numero. Dal nervoso lo sbaglio cinque volte. Finalmente prendo la linea, sta squillando, mi risponde una vocina “ni hao”. Miao un cazzo! Passami quell’idiota della tua collega Vivien.
Dopo avermi passato tutta la sua azienda, dai capi ai periti elettronici, dopo aver parlato con tutte le Vivien dell’azienda in questione ed aver constatato che mi passavano la persona sbagliata (Vivion, Vivianne, Vivienne, Viviaan e menomale che adottate un nome europeo per farvi capire meglio!!!) e dopo aver pronunciato il nome in questione in almeno venti modi diversi, alla disperata ricerca di quella che potesse essere giusta per coloro che si trovano dall’altra parte della cornetta, riesco finalmente a parlare con la diretta interessata.
“Vivien, sono L., ho ricevuto la tua ultima e-mail. Non ci siamo! Non ci siamo proprio! (L. calmati). Per favore apri la mia prima e-mail dove ti ho allegato le foto. Apri la prima foto. Sì, quella con scritto in grande PATTERN.JPG.
Aprila. OK, vedi questo oggetto ovale color panna, con sopra una scritta indicante il calibro di una montatura a caso? Ecco, tu sai cos’è questo oggetto? Sì? oh! Menomale!!! Ecco, IO HO BISOGNO DI QUESTO CAZZO DI OGGETTO. HO BISOGNO CHE OGNI MONTATURA ABBIA IL SUO PATTERN. HO BISOGNO CHE SU OGNI PATTERN CI SIA SCRITTO IL CALIBRO DELLA MONTATURA ESATTAMENTE COME NELL’ESEMPIO.
Ci siamo? Ok!! grande!! vedo che hai capito! Finalmente. Scusami se sono un po’ brusca, eh…ma sai, sono circa due ore che stiamo parlando di questo argomento. Ok. Aspetto al tua fattura proforma e tutto il resto. Grazie mille. bye bye.”
Scendo e vado a fumarmi una sigaretta. Nel frattempo faccio altre cose, per recuperare il tempo perso.
Riapro Outlook e vedo una sua nuova e-mail. Dio ti prego, fa che mi abbia mandato i prezzi, la fattura proforma, la data di consegna così almeno riesco a chiudere quest’ordine ed occuparmi del cliente…
Apro.
“Cara L., grazie per la tua telefonata. Ti confermo che possiamo aggiungere la dima come da te richiesto. Vorrei solo che mi dicessi come vuoi che te le spedisca, te le devo mettere in una scatolina a parte?”
…amici miei. Ho chiuso tutto e ho detto alla segretaria di NON passarmi nessuna chiamata per i prossimi 60 minuti. Ora che mi sono sfogata, posso trovare il modo di mandarla a quel paese con diplomazia senza rischiare l’esaurimento nervoso.
E pensare che negli anni a venire, di fornitori Cinesi non ne avrò più solo 10, ma almeno 20. Vado subito a chiedere un aumento. Mal che vada, scappo in Cina a lavorare, chissà che non mi prendano per la rincarnazione di Einstein!
……………
1 commenti on "We love China capitolo 1: la DIMA"
Gran brutta avventura! Sinceramente non so se mettermi a ridere a crepapelle oppure piangere per quanto stupido possa essere un cervello umano!
Lo vuoi un consiglio cara collega (sono un Ottico, anch'io)? Rivolgiti SOLO a fornitori italiani (o al massimo europei e americani): forse paghi di più, ma almeno eviti di spendere fior di quattrini in calmanti!
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