Visualizzazione post con etichetta famiglia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta famiglia. Mostra tutti i post

giovedì 19 marzo 2009

Mio padre

Pubblicato da Micha Soul alle giovedì, marzo 19, 2009 5 commenti

 

Mio padre in quella discoteca di Bruxelles stava cercando di levarsi dalle palle la biondona tedesca che piangeva ubriaca pregandolo di tornare con lei. Non lo faceva con cattiveria, ma vedere la scena da lontano dev'essere stato un atto terroristico verso il mondo femminile e femminista.


Mio padre quando mia madre con tutta la sua bellezza si avvicinò a lui con l'intento di farsi notare, la notò, ci ballò assieme e un mese dopo la mise incinta.


Mio padre quando partì dal profondo sud con uno zaino in spalla aveva 16 anni. La sua prima tappa fu Torino, raggiunta la maggiore età fu la Germania. I crucchi gli insegnarono a tagliare i capelli e lui insegnò ai crucchi che nessuna donna resiste ad un uomo italiano.


Mio padre quella sera a Bruxelles era di passaggio, un leone solitario di 28 anni alla ricerca di avventure, per respirare ogni molecola che fa della vita quel cammino davanti ad un uomo che solo il coraggio di viverla riesce a farla percorrere senza guardarsi indietro.


Mio padre non esitò e si trasferì a Bruxelles per quella donna che in realtà aveva il solo scopo di prendersi una bella rivincita in nome delle troppo donne che stavano soffrendo per lui. 


Mio padre non appena capì di aver di fronte uno spirito indomabile, lo saldò al suolo dandogli una bambina.
Mio padre quando seppe che colei che portava in grembo sua figlia aveva l'intenzione di abortire, da uomo di poche parole disse solo "se perdi la bambina, perdi anche me".


Mio padre prima che nascessi io era l'uomo che non deve chiedere mai, il sosia di Magnum PI con la passione delle macchine da corsa e la mentalità anarchica di chi non considera i beni materiali come uno scopo, ma come un mezzo. L'idea di diventare padre gli fece cambiare il modo di vedere la sua vita. Andò contro la sua natura ribelle e si obbligò a stabilizzarsi e a recitare la parte del compagno presente, del padre affettuoso, dello stacanovista sul lavoro.

 

Mio padre diede una gioia immensa a sua madre con la nascita di questa bambina che portava il suo nome, la figlia del suo prediletto, del figliol prodigo che dei 5 figli era quello che era riuscito a procurarle più dolori. Mio padre questa volta invece il dolore lo prese come un pugno nello stomaco, quando a Maggio del 1978 la sua giovane madre venne a mancare, proprio un mese prima che mio padre potesse finalmente scendere in Puglia per presentarle la nipotina.

 

Si dice che mio padre quel giorno emise urla disumane, si disse che prese le chiavi del suo Porsche Carrera di terza mano e avesse l’intenzione di correre  per raggiungere la stessa strada che stava percorrendo sua madre. Si dice che io feci un verso come per attirare la sua attenzione e che lui mi prese in braccio e io a soli 3 mesi lo guardai dritto negli occhi e gli toccai la faccia. Si dice che quel giorno io gli salvai la vita.


Mio padre faceva il parrucchiere ed era circondato da belle donne. Tornava a casa e subiva l'impetuosità di una donna in carriera gelosa e stanca di giocare il ruolo della donna lavoratrice -mamma a tempo pieno-donna delle pulizie-amministratrice della casa.


Mio padre non riusciva a trattenere i pugni sulla porta e i litigi furibondi, nemmeno davanti ad una bambina dagli occhioni neri. Forse fu per questo motivo che le regalò un fratellino.


Mio padre non ha mai avuto vizi, fatta eccezione per quei due pacchetti di Stuyvesant doré al giorno. Dopo il lavoro rientrava a casa, senza passare dal bar e senza fermarsi dall'amico  giocatore di poker, senza andare a ballare o a divertirsi con i suoi colleghi. A lui bastava la tivvù, la tranquillità, la presenza dei suoi figli, anche se per poche ore.


Mio padre dopo i primi dieci anni di convivenza decise di non ascoltare mia madre e si aprì un ristorante. Lo fece per non sentirsi inferiore nei confronti di una donna che per colpirlo usava l'arma dello stipendio più alto.


Da lì in poi mio padre ha conosciuto l'amore per quel pezzo di carta con cui poter offrire una vita agiata a sé stesso e alla sua famiglia  ed ha fatto del denaro e della parsimonia uno scopo vitale.


Mio padre non ha niente in comune con mia madre. Se lei è il sole, lui è la luna. Se lei il fuoco, lui il ghiaccio. Mio padre non ha mai portato mia madre al cinema, né a teatro, non ha mia condiviso alcunché con lei se non un amore-odio passionale e fisico e i loro due bambini, non ha mai letto un libro, non si è mai interessato di arte e di cultura, non avrebbe rinunciato alla pennichella dopo pranzo nemmeno per una partita di pallone in cui giocava suo figlio, riattaccava a lavorare alle 18.00 per tornare a casa la sera tardi, che noi figli eravamo già a letto.


Mio padre a 39 anni ha detto "quando compirò 40 anni smetterò di fumare" e così è stato.


Mio padre tutto ciò che ha toccato è diventato oro e si è potuto permettere una Ferrari, degli appartamenti, una casa nella sua città Natale, senza mai viziare eccessivamente i suoi figli perché conoscessero il valore del sacrificio, del guadagnarsi ciò che si possiede.


Mio padre prima che mi diplomassi faceva finta di non riconoscere che fossi già una "donna" e che avessi "un ragazzo", costringendomi a nascondergli tutto e ad aprirmi solo con mia madre. Se per caso mi sfuggiva il termine "il mio ragazzo" in una conversazione a tavola, lui mi guardava e mi riprendeva dicendo "...il tuo cosa? il tuo amico vuoi dire, vero?"


Mio padre non permetteva che uscissi più di una volta a settimana e quell'unica sera dovevo tornare alle 23.30.  Compiuti i 18 anni, 5 mesi prima del mio diploma, mi concesse di tornare alle 23.45.

Ora capisco che mio padre non era ingenuo né tantomeno uno stronzo.


Semplicemente voleva che la sua voce "morale" risuonasse nella mia testa ogni qualvolta stessi per fare una cazzata.


Eppure mio padre dopo il diploma mi regalò la patente, la macchina e la chiave per la libertà assoluta, consapevole che da lì in poi avrei avuto la testa per sbagliare intelligentemente.


Mio padre oggi ha 62 anni,  ha sposato mia madre 7 anni fa e l’ha lasciata dopo 4 anni, lo stesso anno in cui mi sono sposata io.


Viaggia spesso e non ha perso l'abitudine di portarsi dietro un mini trolley con dentro quattro maglie e due paia di jeans, non ostenta mai il suo denaro e ama la semplicità.  Le donne lo trovano ancora oggi attraente e riconoscono in lui l'uomo italiano misterioso, mai volgare e dalla forte personalità. Mio padre ha scoperto la caccia dieci anni fa ed è la sua unica passione, insieme alla Juve (da bravo terrone emigrato) ed alla sua Testarossa che tira fuori un giorno a settimana per spingerla in autostrada e rimetterla al suo posto, guardarla, tirare un sospiro e chiudere il garage, fiero di averla lì, la sua compagna di vita.


Mio padre è un taciturno e non ama le chiacchiere inutili, è estroverso con poche persone ma si destreggia con la diplomazia rendendosi affabile e piacevole agli occhi di tutti, o quasi.


Mio padre se gli fai una domanda che a lui sembra stupida, ti fa sentire un imbecille, anche nel caso in cui  dopo averglielo spiegato risultasse palese che la domanda fosse più che lecita. Tu rimani comunque un imbecille. 


Mio padre ama incondizionatamente, che tu sia il figlio più stronzo o quello più affettuoso, lui ti chiama e gli basta sapere che stai bene e che sei felice. E' un amore che le donne spesso considerano egoista, perché limita i suoi rischi. Non ti chiederà mai di andarlo a trovare per Pasqua perché non vuole metterti nella condizione di sentirti obbligato ma tu, figlio, sai che sei la sua unica gioia e che se andassi troveresti ad accoglierti due occhi pieni di lacrime di felicità.
Avevo 16 anni quando mi fulminò con lo sguardo dopo avermi  beccato a chiacchierare con un ragazzo pugliese e mi disse "Leocà, fai attenzione, che se incontri un figlio di p*****a come me, sono cazzi tuoi".


Beh, si dice sempre che si cerchi la fotocopia del padre nell'uomo che si sceglie. Ammetto che mio marito ha alcuni tratti caratteriali simili, ma mi sono assicurata che non avesse lo stesso spirito  ribelle da lupo solitario. Perché gli uomini come mio padre sanno farsi amare smisuratamente, ma non sanno amare una donna senza farla soffrire.


Buona festa papà.

 

 

l_a41510a046ca4b3b86babce1fc1ef4e8

lunedì 2 febbraio 2009

31

Pubblicato da Micha Soul alle lunedì, febbraio 02, 2009 2 commenti

Ieri, 1 Febbraio 2009, era il mio compleanno.
Ho festeggiato la fine del mio trentunesimo anno di vita.
31.
Qualche ruga in più intorno agli occhi, una fede ancora saldata all’anulare della mano sinistra, un forte desiderio di maternità che diventa sempe meno gestibile nonché un’esigenza sempre più impellente. Questo è ciò che caratterizza la donna che sono oggi, a 31 anni. Ma diciamoci la verità, tutto il resto è rimasto a 13.

Il primo giorno del mio trentaduesimo anno, l’ho passato con la mia famiglia nella mia tanto amata Castiglioncello, rinunciando al concerto a Milano dei Tower of Power di venerdi scorso (una rinuncia molto sofferta), e scampando ad ad una festa a sorpresa qui a Bologna con tanto di sbornia in discoteca e di cubisti pronti ad urlare il mio nome (un incubo!!!).

L’ho fatto perché per me festeggiare il compleanno non ha senso se non in compagnia dei miei nonni ormai quasi ottantenni ma più arzilli e vivi di me. Loro che sono le mie due colonne portanti, l’equilibrio della mia vita.
Non ha senso festeggiare il mio compleanno se non in compagnia di mia madre. Lei, MAMMA. Solare, premurosa, a volte triste e fragile, a volte un ciclone di allegria. Non avrebbe avuto lo stesso significato se non l’avessi passato col mio caro zione quarantatreenne, mio maestro di vita, mio modello da imitare in quanto ad amore per arte, musica, cultura ed estetica.

Non è una festa di compleanno senza aver vicino mio fratello. Colui con il quale sono cresciuta, ho vissuto ogni secondo della mia vita, ho condiviso una casa, una cameretta, un posto a sedere sul pullman per la scuola, i litigi, le confessioni, i pianti, i problemi famigliari, colui che quando a 18 anni lasciai Bruxelles per trasferirmi in Italia, si rinchiuse una settimana in quella che era la mia cameretta e pianse fino a terminare le sue lacrime da tredicenne troppo maturo. Colui che 5 anni dopo mi raggiunse in Italia per accorciare le distanze anche se poco dopo io fuggii una volta ancora e abbandonai l’Italia per l’Irlanda. Colui che prima ancora, gestì un internet café alle Canarie con la sottoscritta, impegnandosi a farmi diventare una brava cameriera e a farmi notare i miei errori, talvolta in modo severo ed impietoso, affinché potessi diventare una brava piccola imprenditrice tenace e coraggiosa. Colui il quale dopo la mia fuga dall’Irlanda, raccolse da terra i mille pezzetti del mio cuore distrutto, li riattaccò piano piano tenendomi con sé a Bologna, colui che mi fece tornare il sorriso e in poco tempo mi rese la donna che sono oggi.
Colui con il quale, insieme a mio marito, giriamo il Bel Paese per andare a suonare e col quale finisco puntualmente a litigare su chi deve guidare.
Colui che abita a soli 3 km da me e con cui gioco a fare la lotta sul lettone sotto gli occhi divertiti della mia nipotina, sua figlia.

No, non avrebbe senso una festa di compleanno senza di lui e senza la sua compagna di vita che a soli 23 anni ha dato alla luce la nostra Vera. Questo piccolo angioletto che ieri, a soli 2 anni e 3 mesi, dopo avermi portato il regalino ed avermi abbracciata e baciata con tutta la forza degna di una bambina affettuosissima, mi ha detto “ti boglio bene tati! Tantaturi!!” .
Related Posts with Thumbnails
 

Love Plugs Copyright © 2009 Girl Music is Designed by Ipietoon Sponsored by Emocutez