martedì 30 dicembre 2008

Directly from Amsterdam

Pubblicato da Micha Soul alle martedì, dicembre 30, 2008 2 commenti

Sono appena le 21 e noi siamo gia' in hotel. Bellissima Amsterdam per carita' ma il freddo per una mediterranea come me non si sopporta. Eppure mi copro, e si se mi copro! Tutto il mio sex appeal viene meno, giusto i miei occhi piccoli piccoli vengono fuori dalla sciarpa portata a mo' di passamontagna. Di guanti poi non ne parliamo, ne ho un paio di pelle imbottita e uno sopra di lana...si due paia di guanti tanto che la mia mano fa una pippa a quella di Gianni Morandi! Vado in giro con calzamaglia di lana sotto i jeans attillati che per fotuna che ho la gamba magrissima...ma tanto chi la vede oltre a mio marito? ho un cappotto di tweed che mi copre quasi fino ai piedi!! Oggi poi presi dalla disperazione ci siamo piegati davanti a quei berretti di lana con tanto di orecchie da elefante...avete presente, quelli che oltre alle orecchie hanno anche una treccia per lato?? ma alla fine sapete una cosa? nonostante l'imbacuccamento tutti ci sgamano che siamo Italiani, senza nemmeno averci sentito fiatare.....


...ahhhh ma sara' per l'occhiale da sole!!!!! cacchio ma il vento gelido perfora le pupille!!

Comunque fin qui, freddo a parte, tutto perfetto. Sentite a me, coppie d'Italia....andare in vacanza soli col marito e staccare da tutto unisce ancora di piu', anche troppo.....in fila per entrare alla casa di Anna Frank sembravamo due adolescenti che slinguazzano per la prima volta....che vergogna....bhe' d'altra parte immobili al freddo cosa ci resta da fare per riscaldarci??

A presto per nuovi aggiornamenti!!!! vive l'amour!!!

domenica 28 dicembre 2008

La mia amica Hadiya

Pubblicato da Micha Soul alle domenica, dicembre 28, 2008 2 commenti

La mia carissima amica Hadiya mi ha mandato una mail per farmi gli auguri di Natale. In fondo alla sua dolcissima letterina c'era un link.

Si, è un'immagine cruda. Stona con il rosa della mia paginetta, del mio blog che racconta di una vita privilegiata, lontana anni luce da una realtà che esiste ma sembra essere solo un'immagine animata creata dai media. Invece succede. Da più di un secolo due popoli si massacrano. Noi gurdiamo, facciamo un cenno con la testa come per dire "mamma mia, povera gente", poi continuiamo con le nostre attività futili, shopping, party, viaggi. Certo, non sta a noi risolvere un conflitto che va avanti da troppo tempo. Certo, non possiamo prenderci carico dei problemi del mondo. Non possiamo sentirci colpevoli della nostra fortuna che ci vede vivere in Europa, in cui sebbene si stia parlando di crisi, abbiamo un tetto sotto il quale non viviamo con il terrore che da un momento all'altro potremmo avere come ospite indesiderato un missile israeliano. Non prendiamo un autobus con quella costante sensazione che da un momento all'altro un kamikaze palestinese ci faccia saltare in aria.

Ma soprattutto non mi sono mai trovata davanti agli occhi queste immagini. Dal vivo intendo. Non attraverso un plasma che due minuti dopo ti parla delle 23 camere affittate da uno sceicco arabo a Cortina.

Guardo queste immagini e poi alzo gli occhi. Davanti a me un alberello curato e illuminato. Una casa calda, piena di confort, certi anche futili.

Allora mi sento soffocare, un nodo in gola e le lacrime si fanno avanti. Cosa posso fare? DEVO fare qualcosa, ma cosa?? come poter evitare tutto ciò? Entrare a far parte dei medici senza frontiere e lasciare marito e famiglia per dare il mio aiuto? Potrei entrare a far parte dell'associazione Zaatar ed aiutare l'assistenza necessaria ad entrare nella striscia di Gaza...o potrei semplicemente donare la mia tredicesima ad una di queste associazioni. Ma come la metto con le altre guerre civili, quelle in Africa, il vento del conflitto Indo-pakistanese che si sta alzando....come posso IO evitare tutti questi massacri? Eppure non posso far finta di niente, queste immagini sono impresse dentro di me, e non le ho nemmeno vissute.

Allora mi dico che forse questo blog posso per una volta riempirlo con parole significative. Il modo per non far finta di niente c'è. Chi di noi non si è mai lamentato che a pochi passi da noi vi è un quartiere pieno di Arabi, di Africani, di Indiani, di Cinesi....? chi di noi non ha mai guardato con velato fastidio la massa di gente che popola il nostro territorio, pur essendo diversa da noi per cultura e colore di pelle o forma di occhi? Quella stessa gente che nel peggiore dei casi queste immagini le ha vissute e quella paura adesso si è tramutata in odio.. E allora mentre qui da noi potrebbero dimenticare o provare a dimenticare, potrebbero far finta di essere felici, di vivere. Mentre ci provano, noi facciamo loro un'altra guerra, quella psicologica di discriminazione. Pensiamo a queste immagini quando istintivamente proviamo malinconia per i tempi in cui l' unica discriminazioni vissuta in Italia era quella fra Nord e Sud. Non sentiamoci un paese sfortunato perché pieno di immigrati, di clandestini, di gente disperata e diversa che cerca in noi un pò di speranza.

Volete aiutare il mondo? non basta fare una donazione per ripulirci la coscienza. Queste immagini devono tornarci in mente ogni volta, ogni santissima volta che proviamo qualcosa che si avvicini all'odio.

Perché l'odio ha generato queste immagini.

E quelle immagini potevano vedere voi dietro all'obiettivo sporco di sangue. Voi, i vostri cari, i vostri figli. Pensateci ogni secondo della vostra vita. Pensiamoci quando stiamo per evitare un vucumprà maleodorante che ci vuole vendere i calzini o quando mandiamo a quel paese il lavavetri pakistano. Pensiamoci quando uno dei vostri familiari a tavola dice "ma che si uccidano tra di loro e spariscano una volta per tutte"..... (in quel caso, diciamogli pure che è un pezzo di merda).

Potrebbe essere un buon proposito per l'anno che viene. E così dovrebbe essere per i mille anni a venire. Non è moralismo il mio, non è falso buonismo. E' umanità.
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(Consigli per gli acquisti: Il libro "Mille Splendidi soli". Non parla della guerra israelo-palestinese ma rende vive le immagini di cui sopra....)

Cattive idee

Pubblicato da Micha Soul alle domenica, dicembre 28, 2008 2 commenti

Dopo una vigilia di Natale alla Calabrese con tanto di COSE fritte, dopo il pranzo di Natale alla Pugliese con tanto di COSE conditissime, dopo una due giorni di full-immersion in Toscana con tanto di COSE toscane e cucinate dalla mia NONNA alias "passo la mia vita davanti ai fornelli", siamo di ritorno (da stasera alle 23.30) a Bologna con tanto di buzza alla "sono incinta di tre mesi", con un quattro carie in più in bocca e regali da "piazzare".

Domani è vietato avvicinarsi al cibo, respirarlo o anche solo sognarlo.

Per fortuna dopodomani alle 12.00 si vola destinazione Amsterdam.

Amsterdam????????

Ommioddio! prendo un tacquino e scrivo:

per gli anni a venire è severamente VIETATO partire per Amsterdam dopo il Natale.

perché??? qualcosa che ha a che fare con la fame, forse?...........

Tornerò con un buzzo alla "sono incinta di 5 mesi", semmai non dovessero rinchiudermi in un gabbione allo zoo con tanto di cartello: nuovo esemplare di panda italiano.

Buon anno a tutti!!!!!!!!!!!!!!

mercoledì 24 dicembre 2008

Fame canina (dalle Cronache di Ulisse - parte 3)

Pubblicato da Micha Soul alle mercoledì, dicembre 24, 2008 1 commenti

Dottore, sono ancora io....shhh, devo parlare sottovoce quindi parli sottovoce anche lei altrimenti mi risulta difficile. Dottore, è dura resistere, è tutto il giorno che in casa si sente odore di cibo. La cucina è abitata da stamattina da umanoidi con i capelli lunghi. Non vogliono che entri nessuno, solo io sono riuscito per un pelo ad entrare ma mi sono ritrovato fuori in un baleno, giusto il tempo di confermare ciò che temevo e sognavo allo stesso tempo:


1- C'è tanto di quel cibo da sfamare il canile di Budrio e dintorni


2 -Stasera mi dovrò impegnare e usare qualsiasi mio trucchetto per farmi allungare qualcosa da sotto il tavolo.


3- Ho una paura incontenibile che non mi vogliano sotto il tavolo....


Non resisto, dottore, è una tortura. Dice che sarebbe un gesto gravemente punibile per il codice del buon-cane se adesso andassi di là e balzassi su quella tavola imbandita di ogni ben di Dio e mi lasciassi guidare dal mio istinto animale???


Mi scusi per lo sfogo dottore, ora la saluto e la ringrazio per avermi ascoltato, seguirò il suo consiglio e giocherò tutta la sera con l'umanoide nano anche chiamato cucciolo d'umanoide dai capelli lunghi, sicuro che riuscirò a ricavarne qualcosa. Le auguro un buon natale, anche se non ho la minima idea di cosa significhi, ma in questi giorni i miei padroni salutano le persone in questo modo.
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(N.D.R: E CON QUESTA AUGURO A TUTTI VOI UN ALLEGRO E SPENSIERATO NATALE!!)
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martedì 23 dicembre 2008

Jingle Bells

Pubblicato da Micha Soul alle martedì, dicembre 23, 2008 7 commenti

Ok. Manca 1 giorno e 15 ore al Natale. E’ d’obbligo una mia piccola riflessione, sennò poi dicono che parlo solo di maternità!! :S
Allora…il Natale. Oddio mi sembra di dover fare un compito in classe, il tema di italiano sul Natale. Non mi viene niente. Allora, il Natale si festeggia il 25 dicembre. E fin qui ci siamo. Il 25 dicembre di 2008 anni fa, nasceva Gesù di Nazareth. Però nasceva a Betlemme. Quindi potrei anche chiamarlo Gesù di Betlemme e nessuno potrebbe contestarmi. Nacque in una grotta, un freddo cane il 25 dicembre, ma lui nacque in una grotta insieme ad un bue e ad un asinello.
No dai. Direi di lasciar perdere questo argomento. Anche qui si parla di bambini che nascono…….

Parlando sul serio, sento di dover condividere con voi, numerosissimi lettori, o semplicemente con l’altra parte di me che ama leggere ciò che scrivo, le mie sensazioni a riguardo.
Il mio Natale è un Natale in cui guardo il mondo e dico che l’amore è la forza degli uomini. E’ una sera in cui ho il pretesto di abbracciare e baciare chiunque e non esser presa per infantile (o psicopatica). E’ un giorno in cui ci ritroviamo insieme davanti ad un pasto abbondante, in una casa piena di decorazioni natalizie, a scambiarci doni simpatici in attesa che il comico della serata faccia qualche battuta per far scoppiare la risata generale. E’ la sera dell’anno in cui vado in chiesa a pregare. Non perché così è imposto dalla chiesa, non perché sia un’usanza. Ma semplicemente per vedere il presepe fatto dai bambini della parrocchia. Per respirare amore e speranza. Quei bambini che conoscono a memoria la storia di Gesù e si sentono protetti dalla convinzione che il bene vincerà sempre sul male. Loro non si pongono dubbi sulla verità riguardo ad un uomo che diceva di essere il figlio di Dio. Lui lo è e basta.
A volte mi rendo conto che cerchiamo a tutti i costi di smontare delle verità che sembrano assurde, tentiamo di sfatare dei miti, quasi avessimo paura di esser stati presi in giro per tutta la vita. Ma per quale motivo? Perché smettere di sognare? Perché essere scettici? Perché volerci privare della gioia di credere a qualcosa e in qualcosa?
Il Natale per me è un giorno in cui voglio credere alle favole, ai miracoli, alle leggende, al vangelo, ad una credenza che, contestata o contrastata che sia, esiste da 2008 anni e in 2008 anni vede ancora la maggior parte degli esseri umani confidare nella misericordia, nell’altruismo, nella pietà.

Spesso ci lamentiamo di come anche questo giorno sacro sia diventato un mezzo per sperperare denaro, per esibirci in un carnevale di falsa bontà. Io dico che dipende da noi. Io dico che in ognuno di noi esiste un Natale da qualche parte. Io scommetto che anche chi si rifiuta di festeggiare un evento in cui non crede, quella sera senta il bisogno di pregare, in qualsiasi modo e in qualunque luogo si trovi. Perché quando si nasce Cristiani, quando già a pochi mesi veniamo battezzati, quando già a 10 anni portiamo alla bocca per la prima volta ciò che ci avvicinerà ancora di più alla nostra guida spirituale, che sia o non sia realmente il corpo di Cristo, quando portiamo avanti, anche senza essere praticanti, una cultura religiosa tramandataci dalle generazioni passate, noi non riusciamo a credere ciecamente nella possibilità che sia tutta una menzogna. Possiamo non condividere le idee troppo proibizioniste ed estreme della Chiesa, possiamo non apprezzare affatto la grande contraddizione tangibile e innegabile che vede gran parte del clero essere proprietaria di beni materiali e vivere in un lusso che contrasta in modo grottesco con la povertà di Gesù e con la sua spiritualità. Con il suo essere povero fuori ma ricco dentro.

In passato (un passato lontanissimo) il mio Natale mi vedeva in una casa molto grande, con troppi regali sotto l’albero, con l’irrequietezza di chi deve scegliere il vestito più bello per farsi veder da ospiti che non sentivo affatto vicini.
Oggi mi vede semplice, con le mie debolezze, i miei dolori, la consapevolezza che la mia fortuna sta nell’avere tanto amore intorno a me, con la voglia di fare qualcosa per gli altri. E se un giorno dovesse arrivare uno storico con prove inconfutabili che dimostrano l’inesistenza di Gesù e la falsità di tutte le varie testimonianze, io continuerei a festeggiare il Natale e continuerei a pregare. Perché basta assistere alla perfezione della nascita di una creatura per capire che il genere umano è opera divina.

Infine, tanto per chiudere in stile leocadiesco, il Natale mi vede ridere, scherzare, giocare.

E finalmente “infioccare” il nostro Ulisse, sicura che ne sarà contentissimo!!!!

lunedì 22 dicembre 2008

Eddai NO! (parte 2)

Pubblicato da Micha Soul alle lunedì, dicembre 22, 2008 9 commenti

Stavo tranquillamente facendo una passeggiata all'Euromercato di Casalecchio di Reno con mia cognata. Girando per le bancarelle, in cerca degli ultimi regali-pensierini per le colleghe, finisco per sbaglio, spinta dalla corrente di folla, davanti ad una culla posata su un tavolo, nella quale c'era un neonato. Oddio!! sembra vero ma non lo è!! ma cos'è? Aiuto! Avete presente l'incubo di Shrek in Shrek Terzo??? Ebbene, quattro tavoli disposti a quadrato pieni di neonati finti, ognuno con il proprio body, con la propria espressione, una cosa trashissima! In mezzo, i due venditori, un uomo e una donna che sembravano usciti dal film Motel, sudati e dallo sguardo assassino. Lei ne teneva in braccio uno e lo dondolava come per fargli fare il ruttino. Impressionante, se non fosse stato per lo sguardo inanimato del piccolo, l’avrei preso per un bambino vero, ogni minimo dettaglio era così perfetto da chiedersi con quanta passione deviante avessero ricostruito dei neonati-bambole così ben fatti da sembrare veri. Non ho osato toccarli ma ho scattato qualche foto (che aggiungerò stasera), pensando al blog e a quello che ho scritto QUI.
A riprova che non sono io la fissata: qualcosa è cambiato realmente.
Non sono io la pazza, ma LORO.
Cosa ne pensate?

domenica 21 dicembre 2008

L'uomo e le macchine....

Pubblicato da Micha Soul alle domenica, dicembre 21, 2008 4 commenti


Tre anni fa, mio marito entrava in casa mia e di mio fratello con una valigia e un sacco a mano.


Ad aspettarlo,un decalogo per una buona convivenza a tre, stilato da me e mio fratello che non so quale divinità induista gli sia apparsa in sogno per convincerlo che era la cosa giusta da fare. La convivenza a tre intendo, non il decalogo.

Non è un segreto ormai che mio fratello non prese affatto bene la mia relazione nascosta con uno dei suoi più cari amici. Non mi rivolse parola per quasi un mese e non fu facile fargli capire che non era la solita avventura, la solita storia di sesso, l'ennesimo colpo di testa di una sorella sentimentalmente squilibrata. Infatti, non fui io a convincerlo ma mio padre che con poche parole riuscì a farci riappacificare: "figlio mio, fallo per tuo padre, forse questa volta tua sorella ha messo la testa a posto".


Mio fratello chiaramente temeva di perdere un amico. Ma superata questa paura doveva superarne un'altra: l'intrusione di un altro essere di sesso maschile nella sua vita ,24 ore su 24. La convivenza a tre.


Bhè, c'è da dire che sia io che mio fratello abbiamo alcune manie da veri psicopatici, ed è soprattutto vero che colui che diventò ben presto mio marito aveva creato il suo habitat ideale in mezzo a mutande aggomitolate e abbracciate a palline di polvere, finestre chiuse e sigillate...questo perché sua madre oramai si era resa all'evidenza di avere in casa un animale più che un uomo.


Con noi le cose dovettero cambiare.


Grazie al decalogo in questione mio marito in pochi mesi divenne un ottimo collaboratore domestico. Le pulizie venivano fatte in tre, separando le zone della reggia delimitata in 50 mq.

A lui lasciavamo per ovvie ragioni solo la sala (10 mq), il suo compito era quello di spolverare perfettamente ogni minimo angolo e qualsiasi oggetto contenuto fra quelle 4 mura. A spolverare era diventato bravissimo, aveva addirittura imparato che esistono angoli della casa che non si vedono ma ci sono e che vanno scovati e privati della polvere che tanto amano e attirano.

Purtroppo però, ad un certo punto della nostra convivenza, da donna un pò capricciosa e incontentabile quale sono, mi è venuta la fantastica idea di esprimergli il mio disappunto per la sua mancanza di iniziativa nei confronti del resto delle attività necessarie nell'ambito casalingo.

Per la prima volta pronunciai davanti a lui la parola LAVATRICE.

Gli spiegai con fare dolce e delicato che quel cubo bianco munito di oblò non era solo un soprammobile moderno su cui appoggiare bagno schiuma, asciugamani, cruciverba nonché il sederino della sottoscritta durante una delle nostre effusioni amorose, ma serviva soprattutto a fargli trovare i suoi indumenti puliti nell'armadio. In tono sempre dolce ma tremante di nervosismo lo informai che gli indumenti non finivano nella lavatrice per voleve divino o per telecinesi o ancor peggio perché muniti di vita propria. Con serietà e secchezza nella voce gli dissi che una volta finito il lavaggio e la centrifuga -che non è un sistema di vibrazione creato dall'inventore dei sex toys!!- i panni puliti ma sempre bagnati e depositati sulle pareti interne dell'oblò, devono essere stesi su appositi stendini perché nell'arco di un paio di giorni possano essere piegati e pronti ad un nuovo uso.


Quella nostra conversazione dev'essergli rimasta impressa perché dopo una settimana, una sera che tornai dal lavoro qualche ora dopo di lui, LUI mi aspettava davanti alla porta della nostra camera con un sorriso a 32 denti e gli occhi che brillavano dalla felicità. leggevo in quella contentezza la certezza di impressionarmi e di ricevere "qualcosa" in cambio.

Entrai nella camera incuriosita, vidi lo stendino ed alcuni panni stesi con quel tocco di ingenuità maschile. Rimasi un istante a pensare come diamine avesse potuto stendere quei panni se né io né mio fratello avevamo messo in moto la lavatrice quella mattina, in attesa di aggiungerne altri la sera stessa e avviarla. Nooo!! era davvero riuscito da solo a scegliere il programma per i capi da lavare? aveva davvero trovato il detersivo ed era ralmente riuscito a chiudere ed aprire quell'oblò che solo una mano femminile riesce a dominare?? davvero??? stavo sognando????ma.......ma.....amore......com'è...com'è possibile? com'è possibile che i panni......che i panni sono già asciutti?????????????


In un istante mi crollò addosso un muro di pietre taglienti che troncarono ogni mio briciolo di speranza quando lui con tono interrogativo e confuso mi rispose:


"ma...erano nella lavatrice, io li ho solo stesi".




(amo davvero tanto mio marito e in sua difesa dico che è un artista, sì, è l'unica scusante che ho...poi dai, aveva 22 anni...!!! e non è mai colpa solo dei figli...ehm...)


....

sabato 20 dicembre 2008

Eddai no!

Pubblicato da Micha Soul alle sabato, dicembre 20, 2008 2 commenti
Notizia dell'ultima ora:

Stavo feissbuccando tranquillamente quando sulla destra tra i vari annunci pubblicitari mi appare QUESTO!!!!


A riprova di quanto detto qui .....


Non aggiungo altro.

Ah si, menomale che inizia Zelig.

Riflessione di un sabato pomeriggio in scazzo da pulizie

Pubblicato da Micha Soul alle sabato, dicembre 20, 2008 3 commenti

Ci voleva una crisi mondiale per rendere l'essere umano più umano?

Ci voleva una crisi mondiale per poter godere di una tranquilla passeggiata per i negozi senza dover fare a botte con gente che in fila alla cassa fa la furba per passarti davanti?

Ci voleva una crisi mondiale per imbattersi in commesse sorridenti e cordiali?

Ci voleva una crisi mondiale per riconoscere che i valori importanti sono ben distanti da superficialità, lusso e spreco?

Ci voleva una crisi mondiale per ritrovare l'originalità negli acquisti, regalare cose utili e fare attenzione al budget di cui si dispone senza però rinunciare ad un gesto d'affetto e non forzato?

Ci voleva una crisi mondiale per costruire più autovetture a metano?

Ci voleva una crisi mondiale per usare maggiormente i mezzi pubblici e per veder più libri sugli scaffali di Mediaworld?

Ci voleva una crisi mondiale perché gli Italiani iniziassero a leggere e ad informarsi?

Ci voleva una crisi mondiale perché la gente investisse i propri risparmi con cautela e informandosi bene invece di fidarsi ciecamente degli istituti di credito?





Cosa ci vorebbe per far sparire "Verissimo" dalla TV? La terza guerra mondiale?

...

venerdì 19 dicembre 2008

La guerra di Ulisse (tratto da "Le Cronache di Ulisse" - seconda puntata)

Pubblicato da Micha Soul alle venerdì, dicembre 19, 2008 7 commenti

Pronto? Parlo col centro di psicoanalisi canina? Salve mi chiamo Ulisse. Ho bisogno di sfogarmi. Penso seriamente di non riuscire più a sopportare quello che succede ogni anno quando sta per arrivare quello che chiamano neve. In particolar modo, ho capito che succede qualcosa che l’umanoide considera come sacro e intoccabile. Mi sembra si chiami buon natale. Si, si chiama proprio così, anche ieri quell'essere dalla pelle un pò rugosa che viene una volta al giorno a darmi da mangiare e a passare lo straccio per terra, al telefono diceva in continuazione buon natale. E poi in casa c’è frenesia. Troppa frenesia.
Ieri è arrivato il mio ex-padrone con quell’essere dai capelli lunghi e gli occhi belli. Quest’ultimo dopo avermi salutato ed aver salutato il resto degli umanoidi presenti in casa, ha visto quella specie di albero travestito e ha detto “chi ha fatto l’albero?”. Il mio padrone un po’ vergognato ha detto “Io, perché?”, e l’altro, con un po’ di imbarazzo e timidezza gli ha detto “perché è venuto un po’ malino. Si vede che non c’è il tocco di una donna”.
Forse lei si chiama donna allora perché in quattro e quattr’otto è riuscita a smascherare l’albero ed io un po’ c’ho goduto perché mi ha sempre un po’ fatto senso quell' albero travestito che mettono nella sala una volta all’anno. Poi è fisso lì e ti guarda, con tutte quelle luci intermittenti e quelle cose tonde che penzolano. Mi sembra sempre che mi voglia far ingelosire e la notte sogno che mi dice “vedi? Io sembro uno di loro, tu rimani sempre un cane, nudo e antipatico”.
Io lo odio. Ecco, l’ho detto. Odio quel vegetale che se ne sta tutto il giorno a guardare la TV e riesce a sopravvivere anche senza mangiare. Ma come fa?? Non gli danno nemmeno da bere!! Ed è sempre impeccabile, verdissimo, più verde di tutti quelli che vedo nel parco dove vado a lasciare un po’ di miei rifiuti organici. Ogni anno è uguale identico, nessun segno di vecchiaia, cambiano solo alcuni dettagli del suo travestimento.

Ma finalmente donna si stava schierando, almeno sembrava, dalla mia parte e lo ha reso nudo quanto me. Stavo per abbaiare dalla contentezza e avrei tanto voluto saltargli addosso per leccargli quel muso tanto soffice. Di solito quello sbruffone di albero rimane lì per 30 notti e 31 giorni e invece quel giorno era arrivata la sua fine. E invece no, caro dottore. Era solo un’illusione. Io che pensavo che anche donna nutrisse lo stesso odio verso quel pagliaccio, invece ha iniziato a toccarlo, a fargli il solletico con quelle sue dolci zampe, gli ha allargato i rami, lo ha reso più bello.
E’ stato un colpo al cuore dottore. Lui mi guardava col ghigno infame di chi stava godendo della mia disgrazia. Avevo perso la battaglia. Ma non la guerra, pensavo. Ho iniziato ad abbaiare talmente tanto che donna è venuto da me, mi ha accarezzato e mi ha detto “non ti preoccupare, ora gli rimettiamo le palline e le luci”. E così ha fatto. Lo ha reso ancora più bello.
Quello che mi ferisce dottore è che da quel momento in poi tutte le attenzioni si sono rivolte verso di lui. Donna continuava a guardarlo e gli sorrideva con soddisfazione negli occhi. La stessa soddisfazione che vedo in quegli stessi occhi quando mi siedo se mi dice “seduto”. Ho anche provato a chiedergli di travestirmi allo stesso modo, io sarei anche più bello dottore, perché non me ne sto immobile, potrei sfilare come alle gare e vincerei il più bell’osso che si sia mai visto. Ma non capiscono le mie richieste, anzi ogni volta che mi avvicino allo spaventapasseri per fregargli una palla mi ritrovo fuori dal portone a guardare le macchine che passano da dietro il cancello.

C’è una sola ragione per la quale non sono ancora impazzito caro dottore. Il fatto che fra sole 17 notti e 18 giorni quell’ebete verde sarà rinchiuso in una scatola talmente stretta e piccola che dovranno farlo a pezzi. E mentre lo rinchiuderanno in cantina io ricambierò con lo stesso ghigno perfido e crudele.
Da quel momento lì, avro 333 notti per inventare un ottimo espediente che impedisca il suo ritorno.

Quel giorno, dottore, salverò il genere canino dalla spietatezza dell’albero travestito.

mercoledì 17 dicembre 2008

**La cuisine de Léo**

Pubblicato da Micha Soul alle mercoledì, dicembre 17, 2008 3 commenti

Ecco, l'ho fatto, non ne potevo fare a meno! L'ennesima perdita di tempo, l'ennesimo blog da seguire (e tutto iniziò con un myspace!!) ma finché il tempò c'è, perché non sfruttarlo?

Ho creato un blog per condividere le mie ricette personali e/o personalizzate.


Eccolo QUI !!!

Bon appétit!

martedì 16 dicembre 2008

Effetti collaterali

Pubblicato da Micha Soul alle martedì, dicembre 16, 2008 3 commenti


- Amore, dormi?

- no

- come mai?

- perché ci siamo appena messi a letto forse?

- ah ok scusami...

- amore…

- dimmi

- no niente

- dimmi

- poi dici che sono paranoica…

- tanto lo sei lo stesso, dimmi!

- lo senti questo rumore?

- quale rumore?

- questo…se stai zitto lo senti!

- è il rumore del silenzio!

- ma no dai smettila! concentrati…senti questo rumore lontano, come soffocato ma costante e ritmico?

- è la pioggia

- la pioggia?? ma no!

- fidati è la pioggia, non è la prima volta che mi fai questa domanda e non è la prima volta che ti do questa risposta. La pioggia sul tetto fa questo rumore. Noi siamo in mansarda e lo sentiamo di più. E se non è la pioggia non so cosa sia e non mi interessa, posso dormire ora?

- si certo dormi. Ci vado io a vedere cosa succede giù!

- ma cosa deve succedere scusa?

- non lo so, magari sono entrati i ladri in casa!

- ma se siamo barricati!! Amore siamo più sicuri qui che in bunker. Gli avvolgibili sono chiusi. Il portone di casa pure…

- hai chiuso a tre mandate?

- si, e ho anche chiuso con la catenella! ora dormi!!


- amore..scusa…

- che c’è adesso??

- ti dispiace andare a controllare per sicurezza??

- ma controllare cosa?

- bho, non so, ho una strana sensazione….

- amore, no! che palle!

- va bene, vuol dire che andrò io, tanto si sapeva che andava a finire così.

- guarda amore che mi stai facendo incazzare!

- ma cosa vuoi? sto andando io! vuoi andare tu?? che poi sei tu l’uomo di casa! perché devo preoccuparmi io dei ladri e devo andare a vedere io, da sola, disarmata e in mutande se c’è qualcuno giù?

- perché sei tu la paranoica!

- e tu sei ridicolo!

- cosa c'entra il ridicolo adesso?

- so che ti dà fastidio se ti do del ridicolo! quanto tu dai fastidio a me se dici che sono paranoica! io non sono affatto paranoica ! !

- ah no? e le volte in cui scendi per assicurarti che il gas sia chiuso?

- lo fanno tutti! E’ una paura comune.

- Ah si? anche se non hai cucinato e non ti sei nemmeno avvicinata ai fornelli?

- è successo una volta sola.

- e quando mi hai fatto uscire all’una di notte sul terrazzo a staccare le luci di natale perché avevi paura che con la pioggia facesse corto circuito?

- Bhè, questo vuol dire essere previdenti, non paranoici!

- è paranoia! Come quando vai a controllare di aver chiuso i rubinetti, o di non aver lasciato la cenere accesa nel portacenere perché sennò potrebbe volarti sul tappeto con un colpo di vento e il tappeto prenderebbe fuoco e noi bruceremmo vivi.

- non si scherza col fuoco! Sai che ho il trauma da fuoco!

- si amore, va bene il trauma, però la volta in cui sei scesa in pigiama, ti sei messa il cappotto alle tre di notte, sei uscita di casa per andare a vedere se era chiuso il garage?

- non mi ricordo….forse ero sonnambula?

- non si è mai vista una sonnambula che accende tutte le luci e fa il casino che hai fatto te! E soprattutto che parla e dice….amore, dormi?

- ah! Allora non dormivi e hai fatto finta! mi hai fatto uscire alle tre di notte da sola come un cane e fuori pioveva pure! tanto per cambiare!

- ah! ma allora è la pioggia che ti fa quest’effetto !

- si probabile. Mi fa essere più cosciente.

- bene, andiamo a vivere nel sahara.

- magari.

- ora possiamo dormire?

- ok. Buona notte.


- amore, giusto un’ultima cosa visto che non stai ancora dormendo.

- DIMMI!

- ma questa storia del blog.. secondo te quanto dura? faccio bene? ti piace? dovrei continuare o no? guarda quasi quasi cancello tutto. Forse non dovrei raccontare cose troppo personali. Poi si sente che è un po’che non leggo vero? dovrei prendermi un po’ di tempo e finire i libri iniziati. Cosa ne pensi tu?

- amore sai cosa penso in tutta onestà?

- stai per offendermi?

- no, assolutamente!

- allora dimmi, pensi che sono esaurita? che è l’ennesima fissazione che durerà finché non mi stufo? eppure sembri felice di vedermi scrivere, almeno non penso più a stick temperatura basale, anzi sai che ti dico? mi piacerebbe trovare idee più fantasiose, utili e divertenti allo stesso tempo. Ma no, forse non è altro che la replica di altri blog più originali del mio….bho…vedremo.
Cosa mi stavi dicendo?

- cosa stavo dicendo? ah già, che ho capito come evitarti tutte queste paranoie.

- davvero? e come?

- devo smetterla di farti mangiare la Mulingiàni a' parmigiana di mia nonna la sera!



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(n.d.r. Poiché è Natale e siamo tutti più buoni ho pensato di aiutare una delle tante specie di animali in estinzione inserendo nella colonna in alto a sinistra un'icona sulla quale cliccando potrete fare una donazione. Grazie.)

lunedì 15 dicembre 2008

Piacere, Ulisse (tratto da "Le Cronache di Ulisse" - prima puntata)

Pubblicato da Micha Soul alle lunedì, dicembre 15, 2008 4 commenti

Mi chiamano Ulisse. Non è che il nome mi piaccia un granché, specie per quelle due SSSSS che il mio padrone tende a far fischiare. Mi dà un gran fastidio. Sono un cane, un bel cane da quello che ho capito. L’ho capito da tutte le volte che sento “ma com’è beeello questo cane!”, l’ho capito da tutte le carezze che mi fanno, da quanto mi grattano sotto al mento e mi guardano innamorati.

Sono biondo e come tutti i biondi sono un pò fighetto e presuntuoso. A me non piace il cibo che il mio padrone compra solo per me, non capisco perché non se le mangiano anche loro quelle cose dal gusto di plastica, cosa pensano? che non abbia le papille gustative?

A me piace la pasta e tutto quello che mangiano gli umanoidi che abitano con me. Non amo star fuori l’inverno, a meno che non sia per fare una lunga ed incazzosa passeggiata. Non so per quale motivo ma una volta messe le zampe fuori di casa, mi sento un leone, irascibile e scontroso.

Non amo gli altri cani maschi. Troppa concorrenza in giro! Le cagnette devono essere mie, ahhh quanto mi piace scavare nella terra dopo aver svuotato la vescica e spargere il mio odore ovunque. Non deve piacere molto al mio padrone perché ogni volta vedo che si agita e si pulisce i pantaloni. Quando poi c’è quell’essere dai capelli lunghi e gli occhi belli, diventa ancora più infastidito.

Non ho capito chi sia quest’altro umanoide. E’ diverso dal mio padrone, è più delicato, e ha due protuberanze sul petto. Ne ho visti altri di umanoidi simili, uno di questi penso si chiami “mamma”, almeno così lo chiama il mio padrone. Ma questo qui non lo chiama nello stesso modo e spesso sembra che gli voglia mangiare la bocca. Io rimango scioccato e stranito allo stesso tempo, perché proprio non capisco che gioco sia. Se non la mangia per davvero allora stanno giocando, penso. Ma non sono giochi che io e le mie compagne facciamo. Mah!

Comunque un pò lo invidio, dev’essere tenera quella bocca, a me quell’umanoide dai capelli lunghi piace, mi fa un certo effetto, non lo so, mi sento quasi intimidito dalla sua presenza. Quell’umanoide dai capelli lunghi è buono e vorrebbe tanto giocare con me, ma sento che un pò ha paura quando sto per mettergli le zampe sul petto, forse proprio perché ha quelle due protuberanze? Mi accarezza sempre e quando lo fa mi sento in paradiso ma mentre mangia mi prega in continuazione di non andargli vicino e se per caso la mia coda oscillante finisce troppo vicino al suo piatto mi guarda un pò offeso e dice “dai Ulisse, mentre mangiamo no!!!”. E’ molto strano, ma mi affascina un casino.

Non nego però che nutro un pò di rancore nei suoi confronti perché da quando è entrato nella nostra vita, io vedo il mio padrone una volta a settimana, quando viene a mangiare il giorno in cui tutti sono a casa. Infatti ora il mio nuovo padrone è un umanoide che tutti chiamano “papà”. Siamo molto simili io e lui e ci siamo trovati subito bene, anzi, quasi quasi sto meglio con lui che con il padrone di prima perché almeno lui non mangia il muso di nessuno. E poi si preoccupa per me, mi porta fuori, mi costruisce casette, mi fa dormire in un piccolo letto che ha costruito vicino al suo.

A me piace molto giocare. Quando arriva il mio ex-padrone insieme all’umanoide dai capelli lunghi mi diverto tantissimo perché alla fine è quello che mi sa far divertire di più. Sa dove accarezzarmi e sa quali sono i giochi che mi piacciono, ogni tanto mi fa impazzire come quando si diverte ad infilare il mio pupazzo che fa “popipopi” nel collare dalla parte della schiena. Io non riesco ad acchiapparlo e giro su me stesso come un cretino. Però vedo che tutti ridono e allora continuo.

Poi ogni tanto, quando sono lì lì per addormentarmi dopo pranzo, arriva lui e mi fa “prendilo!” indicandomi un altro umanoide uguale identico a lui che però ha un altro nome e abita ancora con noi. Quest’altro gioca molto poco con me ed è spesso rintanato nella sua camera a giocare con un oggetto che tiene con le due zampe e stringe una volta con una una volta con l’altra mentre guarda una scatola con delle immagini che si muovono. Ogni tanto mi siedo vicino a lui per capire quale sia lo scopo e perché lo diverte tanto ma non sono mai riuscito a capirlo. Anzi, mi fanno un po’ male gli occhi a dire il vero. Mi viene un senso di nausea e rimango come ipnotizzato. Sto cercando di battere il mio record e vedere quanto riesco a fissare quella scatola, chissà che dopo non mi trasformi in umanoide anch’io.

Allora dicevo che quando il mio ex-padroncino mi fa “prendilo” io devo saltare addosso a quell’altro. E devo far finta di morderlo ma tutti sanno che non lo farei mai. Io capisco perfettamente se il mio padrone lo dice sul serio. Anche se devo dire che finora non è mai successo.

Solo ieri sera ho avuto qualche indecisione. Il mio ex-padrone ieri sera è entrato in casa con un ospite che io ho visto spesso anche in compagnia dell’umanoide dai capelli lunghi. Penso di aver capito che si chiama “fratello” perché quello dai capelli lunghi una volta disse “questo è mio fratello”. Ieri sera tutti gli umanoidi dai capelli corti si sono seduti sul divano a guardare quella scatola dalle immagini che si muovono.

Ad un certo punto fratello si alza e urla una cosa tipo “gooooooooooooollllll” e lo ripete cinque volte, con i pugni chiusi e la faccia incattivita. Io mi sono messo sull’attenti e guardavo il mio ex-padrone e il mio nuovo padrone ma loro stavano seduti e dicevano cose che riguardavano Dio.

Ho sentito una strana vibrazione nell’aria, poi il mio ex-padrone mi ha detto “prendilo!” indicandomi il pazzo che aveva urlato…io gli sarei saltato addosso ma sentivo che non era veramente arrabbiato, semmai era molto più arrabbiato con quella scatola che fissavano da più di mezz’ora. Allora ho abbaiato un po’ sia alla scatola che all’ospite.

La cosa non è stata tanto gradita perché nonostante i 4 gradi esterni, mi sono ritrovato a guardare le macchine passare da dietro il cancello di casa fino a quando l’umanoide che ha urlato non è andato via. Solo allora mi hanno fatto rientrare in casa. Dio che freddo là fuori.

Ci sono dei comportamenti che nonostante i miei 5 anni di vita e convivenza con questa specie, non ho ancora capito.

Una cosa ho capito. Quando arrivano ospiti che non hanno i capelli lunghi e si siedono tutti davanti a quella scatola, io devo stare zitto e immobile.

Che vita da cani!

domenica 14 dicembre 2008

"Vuoi essere la mia M.A.?"

Pubblicato da Micha Soul alle domenica, dicembre 14, 2008 0 commenti
Intradibile. Così mi ha descritta ieri sera la mia migliore amica durante una conversazione telefonica. Una di quelle conversazioni durate due ore e mezza, uno di quei momenti in cui mi dico che sono fortunata ad avere lei nella mia vita.

E' arrivata a Bruxelles quando aveva 6 anni. In prima elementare me la sono trovata in classe e da subito siamo diventate inseparabili. Abbiamo condiviso infanzia e adolescenza. Fino a quando il lavoro di suo padre me l'ha portata via, finita la terza media, nemmeno il tempo di un saluto come si deve, di un abbraccio e di lacrime mischiate, così com'era apparsa dal nulla, quella ragazzina Romana che non potevo guardare Biancaneve senza esclamare "ma quella sei tu, V.!!!!". Era partita, tornando nella città di cui parlava in continuazione e che aveva sempre portato con sé nell'anima, Roma.

Non so se credere al destino o se seguire gli assiomi della psicologia che non ammettono la possibilità che tutto sia già scritto, affermando che ognuno di noi è padrone della propria vita. Nel nostro caso, nessuna delle due poteva evitare questo straziante distacco. Un distacco durato 7 anni (di nuovo il numero 7....), nei quali lei tornava molto saltuariamente a visitare una nostra compagna di scuola cui genitori erano molto amici con i suoi. Restava quei due/tre giorni a Bruxelles, ospite di questa ragazza di cui ero chiaramente gelosissima. Durante quei pochi giorni che la vedevano mia compagna di banco (dopo aver chiesto ai vari professori se potesse entrare in classe spiegando che trattavasi di un ex-alunna che mi stava facendo visita) era come se non ci fossimo mai separate. Riuscivamo in pochissimo tempo a raccontarci le nostre storie, le avventure, le nuove amicizie. Ma più gli anni passavano e più ci scoprivamo diverse da prima e soprattutto diverse l'una dall'altra.

Per spiegare questa diversità è indispensabile che io dedichi poche righe (ci provo!) alla descrizione della scuola che frequentavamo insieme fino alla terza media e che io ho poi frequentato fino al diploma: la Scuola Europea. La scuola Europea è stata creata inizialmente per i figli dei funzionari delle istituzioni europee quali Commissione, Consiglio dei Ministri, Parlamento, ma anche per i figli dei funzionari della N.A.T.O. e successivamente per chiunque avesse un conto in banca tale da permettere l'iscrizione alla suddetta scuola pagando una retta annuale salatissima. Insomma un bel covo di figli di papà, ecco!

Io ho avuto una grandissima fortuna di essere figlia di una delle tante segretarie del Consiglio dei Ministri, e ne ho ricavato il biglietto per il paese dei balocchi. Una scuola dalle strutture ultramoderne, che contava più di 3000 studenti, dalle materna alle superiori, divisi in ben 6 sezioni: sezione tedesca, sezione anglofona, sezione francofona, sezione olandese, sezione portoghese e sezione italiana. Un melting pot europeo che riusciva a far convivere anche dieci nazioni diverse in un'unica scuola, in un unico refettorio, in un unico spazio ricreativo e culturale.

Tutto perfetto e lindo, aule calde, pulite, ordinate, laboratori di scienze munite di un microscopio per alunno, un becco bunsen per alunno, un computer per alunno. Mentre in Italia si studiavano i vari esperimenti sui libri di testo, noi li riproducevamo in laboratorio. Non per niente gli studenti forti nelle materie scientifiche oggi sono degli illustrissimi cardiologi, chirurghi, veterinari, ricercatori in biologia molecolare ecc ecc e quasi tutti lavorano negli States, altri in Svizzera o in Inghilterra. Nessuno in Italia.
Avevamo gli armadietti a mò di college americano, la radio della scuola, un campo da calcio tenuto meglio dello stadio di Anderlecht, circondato da piste degne dei giochi olimpici, a pochi metri una palestra enorme di più di 1000 metri quadrati. Più che ad una palestra, potrei paragonarla al palazzetto dello sport in cui gioca la squadra di Basket Fortitudo qui a Bologna.

Un lusso, sì, era proprio un lusso. Eppure Dio solo sa quanta gioventù bruciata generava quel lusso. La maggior parte di quegli studenti erano figli infelici di genitori assenti, giovani studenti che avevano tutto, troppo, e troppo presto. D'altra parte come in tutte le cose, ci sono sempre due lati di una medaglia.

Quello che ne ho ricavato io, così come la mia inseparabile compagna d'avventura, e così come tante altre persone che col tempo sono riuscita a rivedere e riabbracciare, non è altro che un'apertura mentale che solo vivendo quello che vi ho appena descritto potreste capire. Immaginatevi una bambina che già all'età di 2 anni entra in contatto con bambini di altre nazionalità, che parlano altre lingue, che portano addosso altre culture. Immaginatevi questa bambina che crescendo non distingue il bianco dal nero, il Francese dall'Italiano, l'Olandese dal Portoghese, una bambina che diventa ragazza ed inizia a fumare le prime sigarette con una compagna di banco Olandese e conosce la parola COTTA con un Portoghese dell'Angola. La nostra capacità comunicativa è stata senz'altro sviluppata da questo percorso, da una scuola dall'approccio moderno, anche se troppo classista.

Ecco, arrivata a questo punto immaginatevi una ragazza cresciuta in questo mondo, fiera di essere Italiana e di dimostrare la propria italianità alla sua compagna di banco Irlandese tramite i racconti di una delle tante estati passate al mare a Nettuno, di raccontare quanto sia bella l'Italia, di quanto siano smpatici gli italiani, di quanto gli manchino i suoi amici del mare che rivedrà aimé solo fra un anno. Quegli amici che appena arriva Luglio non vedono l'ora di corteggiare "quella bella ragazza mora che viene da Bruxelles". Immaginatevi questa ragazza Romana alla fine della terza media che prende e torna a vivere in un paese che scoprirà ben presto di non sentire suo poiché poco ha a che fare con l'immaginario che si era lei stessa costruita in base a poche informazioni.
Immaginatevi questa ragazza e la botta in testa che riceverà al primo approccio con la scuola italiana.

Le superiori per la mia V. hanno rappresentato l'incubo che non vorreste mai vivere. Emarginata dai propri connazionali, un'Italiana che all'estero affermava con orgoglio di essere Italiana, ora veniva trattata come una straniera e fatta sedere all'ultimo banco in fondo insieme ad una studentessa Equadoriana. Faccia a faccia con una realtà diametralmente opposta a quella appena abbandonata, strutture scolastiche distrutte, approccio allo studio più teorico, chiusura mentale e formazione di piccoli gruppetti/ghetto di studenti pronti a deriderne altri.

Io non ho vissuto tutto ciò, ma non faccio fatica a capire quanto sia stato difficile per lei.

Solo dopo aver condiviso con me, parecchi anni dopo, i racconti di questa sua disavventura, sono riuscita a capire perché la sua seconda visita a Bruxelles la vedeva vestita dark e con quattro chili di trucco in faccia, mentre un anno dopo il suo nuovo look era una mise classica da ragazzina della Roma perbene. Solo allora capii che stava cercando la sua strada cambiando frequentazioni, cercando di farsi accettare a tutti i costi, anche a costo di perdere la sua identità, per quanto particolare e difficile da sradicare fosse. Il tempo ci aveva divise, piano piano le sue visite a Bruxelles si facevano sempre più rare e ci siamo perse. Ancora nessuna delle due riesce a spiegare come sia successo.

Io e V. ci siamo ritrovate per caso (o per destino) qualche anno prima che mi laureassi a Forlì. Un messaggio sul mio cellulare il giorno del mio ventiquattresimo compleanno: "tanti auguri tesoro, dalla tua M.A.". Non ebbi alcun dubbio, era lei e mi aveva ritrovata.
Da lì in poi non ci siamo mai più lasciate, nonostante i miei mille spostamenti, mille traslochi in altri paesi, ci siamo sempre sentite, ritrovate, come se né il tempo né la lontananza avessero mai potuto separarci.

Gli ultimi anni di scuola senza di lei furono molto duri per la sottoscritta.
Avevo altre amiche sì, ma lei mi mancava e per colmare quel vuoto ho inizato ad interessarmi alla sfera maschile e di rimpiazzare l'amicizia con cotte, delusioni, sesso. Droga mai. Nonostante passasse più droga in quella scuola che in tutto il resto della città, era l'unico modo per continuare a sentirmi volontariamente diversa da tutti quei figli di papà. Mio padre era un parrucchiere e successivamente divenne un ristoratore. Già questo bastava ai miei compagni per considerarmi diversa. Diciamo che della mia diversità facevo la mia forza, traevo tutto ciò che c'era di buono nel frequentare quell'ambiente e ne scartavo il marcio. E grazie a questa mia diversità, una volta uscita da quella scuola mi sono trovata bene ovunque andassi poiché portavo con me il bagaglio di un'esperienza fuori dal comune, amalgamata con una buona dose di umiltà che molto spesso mancava a chi frequentava quegli ambienti.


"Tu sei intradibile, Francy non potrebbe mai tradire una ragazza fantasiosa e aperta come te." Questa la frase che mi ha detto a bassa voce ieri sera tardi al telefono durante una delle tante conversazioni sui tradimenti, sull'amore, sulla difficoltà di portare avanti una relazione. "Voi due siete un esempio per tante coppie, lui è un grande per tutto quello che ha fatto per te a soli 23 anni, sposarti, comprare casa, cambiare quello che andava cambiato, le brutte abitudini, ma tu tesoro, non sei tradibile quindi smettila di dire che se ce la fate voi ce la può fare chiunque".

Io dopo una risata e un attimo di silenzio ho solo risposto:
"Amò, non c'entra niente essere fantasiosi, né essere boni, ricchi, o famosi. C'entra l'aver vissuto ed aver imparato da ciò che hai vissuto. La vita ti dà delle opportunità, delle occasioni, ci sono molti modi per coglierle, molte sfumature con cui ombreggiarne i colori, la scelta a volte è nelle tue mani, a volte no. L'importante è non tradire se stessi, quello che si è è quello che si vive. Non mi sono mai vergognata di sentirmi diversa da tutti. Ma invece di rinchiudermi in me stessa e diventare una persona diffidente, invece di creare un muro tra me e il mondo esterno, ironizzo sul mio essere diversa, sulle mie mancate radici. Ironizzo sul mio accento strano, sul fatto che a Bologna pensano sia Toscana, in Toscana pensano sia di Bologna e a Forlì, solo perché vivevo con una ragazza di Roma di cui avevo assorbito la parlata, pensavano fossi Romana. Ironizzo su questo mio non avere un dialetto, una cadenza che mi faccia appartenere ad una città, ad un paese. Rendo tutto ciò interessante. In realtà sono insicura e spaventata, ma dopo aver vissuto nel paese dei balocchi e averne scoperto le diverse falle, ho ben chiaro quale sia la cosa più imporante...."

"si?? e quale?"

"non cercare mai di essere ciò che non sei".

sabato 13 dicembre 2008

Seven.

Pubblicato da Micha Soul alle sabato, dicembre 13, 2008 6 commenti

Pare che il numero dell'acquario sia il 7. Dico pare perché faccio quest'affermazione basandomi su lontani ricordi di una ragazza che seguiva l'oroscopo e tutto ciò che era correlato ai segni zodiacali, il colore portafortuna, la pietra portafortuna, il giorno portafortuna, l'influenza dell'ascendente ecc ecc. Nel mio cassetto mnemonico (provate a dire questa parola sette volte di fila...non ce la farete!!), strabordante e disordinatissimo, sono riuscita a reperire quest'informazione:

il numero 7 è il mio numero.


In effetti devo dire che corrisponde a realtà.


7 è l'ora in cui mi alzo ogni mattina, che io vada a letto alle 22.00 o alle 4.00, che io metta la sveglia alle 6.30 o alle 11.00, alle sette, la mia bocca chiede acqua, il mio stomaco chiede un caffé e la mia vescica chiede pietà.


7 sono le storie avute nella mia vita, e parlo di quelle durate più di 7 giorni.


7 sono i traslochi che ho affrontato. Con un'esperienza simile alle spalle, in caso di licenziamento e di crisi profonda, potrei sempre metter sù un'impresa di traslochi e garantisco un'efficienza tale da distruggere la concorrenza. Trovami un'altra ditta che riesca a far entrare 5 valige, 5 quadri 3 tappeti persiani, una scrivania, 3 scatoloni, 1 Personal computer (e parlo del modello più antico e ingombrante che vi possiate immaginare), libri, dizionari, pentole e soprammobili etnici (e GROSSI) vari in una lancia Y per traslocare da Forlì a Dublino in tutta tranquillità e scioltezza. E che nonostrante il sovraccarico di merce che ti occupa ogni minimo angolo dell'automobile, sia in lunghezza che in altezza, riesca a crearti quel buchino di 5 cm quadrati che permetta al retrovisore di intravedere se qualcuni dietro ti sta sfanalando perché stai andando a 70 km/h in autostrada. Roba che fai fatica a salire sulla rampa di carico della nave e gli altri passeggeri in fila con te sulle loro automobili "volanti" pensano tu abbia sette contorsionisti cinesi e clandestini nascosti nel bagagliaio della tua auto.


7 sono i peccati capitali che conosco aimé molto bene: pecco di superbia con chi non dimostra umiltà, sono avara da quando ho capito che due cuori e una capanna è pura utopia, amo il sesso (e chi non lo ama?), invidio un casino il vibrando di Laurin Hill, amo il cibo e mangio davvero tutto. Quando dico tutto dico anche una zuppa di meduse offertami durante una cena di lavoro in Cina (e ho detto tutto). Sono pigra e me ne vanto. E' grazie alla mia pigrizia che in questo momento di mia scrittura mi svago, son felice e me ne sbatto della polvere che ho sui mobili. La pigrizia è arte. Basta saperla controllare. Sono iraconda, come tutte le donne o quasi, in fase premestruale e talvolta anche in fase mestruale. E' per caso colpa mia se il progesterone sta calando drasticamente e il mio livello ormonale si sta avvicinando a quello di in un uomo??


7 sono i colori di capelli che ho avuto: biondo dorato, rosso fuoco, color mogano, castano scuro, biondo platino, cioccolato e il mio colore naturale. Simply brown.


7 è il numero di locali che dovrebbe avere la mia casa dei sogni. Cucina, bagno, salotto, sala giochi/biblioteca per i bimbi, due stanze da letto per i bimbi e una stanza matrimoniale per noi due. Un giardino per farli correre l'estate e farli giocare con Ulisse, il nostro labrador. Niente più, niente meno. Non me ne faccio un cazzo di sette case o sette appartamenti o sette ville con sette camere matrimoniali per i miei sette amici che non avranno mai il tempo di venire tutti e sette alle sette e sette di sera il sette di settembre per aprire sette bottiglie di champagne davanti ad una delle sette meraviglie del mondo: IO.

Se avessi sette conti in banca con cifre a sette zero, giuro che farei felice altre sette famiglie, senza aver niente in cambio, se non sette sorrisi al giorno, moltiplicati per i sette giorni di ogni settimana nell'arco di 77 anni.


7 sono i miei sogni nel cassetto: avere un lavoro che mi piaccia e che mi paghi in base alle mie capacità (=diventare ricca), diventare madre di almeno due figli e mandarli alla scuola di "Fame" (leggi feim) negli Stati Uniti (accompagnandoli e seguendoli sempre, chiaramente!), creare un qualcosa (possibilmente un album) che rimanga e che tenga viva la mia memoria quando sarò polvere, riuscire ad amare mio marito per tutta la vita senza pentirmi fra dieci anni (come fa la maggior parte delle donne) di essermi sposata, trovare la formula magica per far sparire le parole politica, dittatura, guerre, petrolio, mafia, lusso, incidenti, fame, sete, povertà, ignoranza, violenza, armi, razzismo, vaticano ed egoismo, insieme alla loro sostanza. Stare accanto a mio marito e vederlo realizzarsi spronandolo e appoggiandolo sempre. Dietro ai grandi uomini, ci sono sempre delle grandi donne, una basta però. Non sette.


7 sono i punti di questo post con i quali ho descritto un settimo della mia personalità. Chissà se arriverà ad avere almeno sette commenti da parte dei miei sette lettori :-)

giovedì 11 dicembre 2008

Sesso e TV

Pubblicato da Micha Soul alle giovedì, dicembre 11, 2008 6 commenti
Sesso e TV. No, non vanno proprio d'accordo. Ci sono momenti in cui il mio unico desiderio è quello di scaraventare quel mostro plasmico dalla finestra, ma sai che fatica e che rischi corri se qualcuno passa per caso da lì (certo alle 22.30 di mercoledì chissà chi passa dal piazzale del condominio! forse l'uomo playmobil che ad ogni ora accorre ad annaffiare le sue piante, una bella TV in testa non gli farebbe male!!) allora mi accontenterei di spegnerla con un battito di mani. Ma anche solo con uno schiocco di dita.
Clap, spenta. Skiock, spenta.

Invece no, nel 2008 a noi poveri mortali tocca ancora andare a cercare il telecomando che, puntualmente, nei momenti più critici, quegli attimi in cui sei preso a fare tutt'altro, magari del buon sesso sul divano di casa dopo aver sorpreso tuo marito con una cenetta afrodisiaca, proprio quando sei lì nel bel mezzo del vostro "voyage" c'è qualcosa che stona... quella vocina dietro dei bimbi che cantano "buon natale", o ancora peggio una pubblicità progesso o un TG-flash che annuncia in 3 minuti concentrati, l'ennesima strage, l'ennesimo attentato, l'ennesimo omicidio. Proprio in quel momento in cui devi mantenere la concentrazione sennò è finita e tocca ricominciare tutto da capo. In quel preciso momento, devi assolutamente cercare quel cazzo di telecomando e distruggerlo. Invece non lo trovi, e sei lì, in mezzo al salotto, mezza nuda, con i piedi nudi e infreddoliti che odiano il contatto con il pavimento gelido e tu in equilibrio sulle punte corri cercando di non sembrare troppo goffa e ridicola agli occhi di LUI mentre fai volare i cuscini del divano, mentre ti pieghi per guardare se il bastardo si è per caso infilato sotto quella maledetta poltrona che rasenta di poco il pavimento e ti chiedi come diavolo fa ad infilarcisi così precisamente! E allora a quel punto guardi la faccia di LUI, la sua espressione manifesta chiaramente che gli stanno già girando le balle ma cerca di nasconderlo perché potresti trarne un pretesto per dire le tanto temute 3 parole "lasciamo stare, và"! (riferite alla possibilità di concludere, non di cercare il telecomando). E intanto di sottofondo si fa sempre più forte la fastidiosissima voce di Mentana che ti informa che è tardi e che fra poco inizia la sua trasmissione e anche lui sembra guardarti un pò sconvolto. "Trovato!!! L'ho trovato! Eccolo! che cazzo ci fa sul mobile della cucina...ce l'avrà appoggiato lui!!" sussurri tra te e te per non peggiorare la situazione già precipitata a quota "con questa stronzata del telecomando devo recuperare venti minuti di preliminari".

Allora ti trasformi in mutante, figlia di flash e della donna bionica che non soffre il freddo, nel giro di 3 secondi hai già premuto il tasto mute, hai già tolto, con fare sensuale, ciò che ti era rimasto addosso, quasi sperando che con un mini-spogliarelo e lo sguardo languido possa ridurre i 20 minuti di preliminari che gli devi, a 10. Eccovi finalmente a continuare il vostro dovere coniugale quando dal suo cellulare parte la suoneria più lunga della storia degli SMS: IL PADRINO. Miiiiiinghia!! E' solo un SMS amore, non ci pensare, è solo un SMS. Lascialo stare lì dov'è, non badare a questa musichetta...ora finisce tanto, dai qualche secondo e si ferma........si ferma vero? ma quando finisce????

Ma ormai è già sceso tutto, la magia, la voglia e tutto il resto. Ci siamo capiti. Prendiamo, e come se non fosse successo niente, andiamo in bagno a lavarci i denti, spegnamo tutto, TV, albero, luci di natale, "hai chiuso la porta a chiave? - si - hai tirato giù gli avvolgibili? - si! Saliamo in camera, ci infiliamo sotto le coperte e lui prende il telecomando. "che fai? accendi la TV?" esclamo io con tono interrogatorio e velatamente offesa nell'orgoglio, e lui con cadenza secca ed innervosita risponde:
"si, c'è Matrix. Almeno m'addormento più in fretta."
....

mercoledì 10 dicembre 2008

Gladiatori moderni

Pubblicato da Micha Soul alle mercoledì, dicembre 10, 2008 4 commenti

Oggi non ho fantasia, ma tanta voglia de ride. Stamattina apro la posta elettronica e ricevo questa mail da mia madre (pensate com'è messa!), che ho pensato di condividere con voi lettori che un giorno sarete numerosissimi e vi imbatterete in questo post....(sarei curiosa di sapere quale tra questi "aneddoti" v'abbia fatto ridere di più, ammesso che abbiate riso ehm)!


Realmente accaduto a Roma a bordo della Metro A:

Una signora espone il biglietto integrato giornaliero al controllore.

Signora: 'Mi scusi, con questo posso viaggiare tutto il giorno?'.

Controllore: 'Si nun c'hai 'n cazzo da fa'... Sì'.


Al semaforo di via Portuense:

In mezzo ar traffico c'è 'r tipico romano 'ncazzato che dà una serie de clacsonate inutili perché nun c'è pòpo spazio pe' fermasse. Dopo la quarta equinta clacsonata, quello co' 'r motorino davanti a lui (che ormai erarincojonito dal frastuono) je dice: 'A capo, er clacson funziona, mo' prova'mpò li fari!?'.



Mercato del pesce di Testaccio:

Il pescivendolo urla a squarciagola: 'Ahò! 'Sti pesci nun so' morti, stanno
a dormì!'.

Sentita al parcheggio di taxi di Via Flaminia:

Cliente: 'Scusi, la via più breve pe' annà ar verano?'. (n.d.r. per i non romani: Verano è il nome un cimitero importante)

Taxista: ''Na revorverata 'n bocca!'.


Scena vista in pizzeria:

Commesso (dopo aver tagliato la pizza): 'La magni?'.

Cliente: 'No, mo esco fòri e 'a butto!'.


Feltrinelli a Piazza della Repubblica:

'Na vòrta me stavo a fa' 'n giro pe' strada e su 'na vetrina ce stava 'nlibro 'n cui ce stava scritto: 'come vincere la droga'.

Allora me so' 'mbucato dentro alla libreria e j'ho chiesto:

'Quanta se ne pò vince?'.


Semaforo di Ponte Lanciani:

Un trentenne ben vestito in giacca e cravatta su un motorino fermo al semaforo vede un vecchietto su una macchina che si sta esplorando il naso con le dita.

Bussa al finestrino e grida: 'A signò, abbada che più su ce sta er cervello!'.


Al semaforo di Viale Aventino:

il primo della fila non si decide a partire e quello dietro gli urla:

'ahò, quann'esci dar coma facce 'na telefonata!'.



Incrocio di Via Appia (San Giovanni):

Fermo ad un semaforo c'è un vecchio con una macchina tutta scassata. Allo scattare del verde non parte e un ragazzo di dietro, con una macchina sportiva, gli dice: 'A nonné, c'avemo solo tre colori... È uscito er verde... Che volemo fa'?'.


Incrocio della Balduina:

Una Fiat Tipo è ferma al semaforo, dietro c'è una Fiat Uno Fire con la musica a palla. Scatta il verde e la Tipo non parte...

Il semaforo ritorna rosso. Riscatta il verde e la Tipo non parte. Allora il conducente della Uno abbassa la musica, scende e dice al conducente della Tipo: 'Ahò, quanno esce er colore che te piace se n'annamo!?'.


Sull'autobus della linea 44:

(alcuni anni fa), scendendo lungo via di Valtellina il traffico era bloccato da un Mercedes in doppia fila con un impassibile guidatore a bordo.

Dopo aver suonato a lungo (e inutilmente) per far muovere la macchina, l'autista inizia una lunga, complessa e faticosa manovra di aggiramento dell'ostacolo.

Una volta affiancato il veicolo, apre (col vecchio pomello) la porta anteriore dell'autobus e con tono neutro fa: 'aho, dì a tu' moje che stasera'n vengo'.


Due amici al mare:

uno di Ostia e l'altro di Fiumicino, muoiono di caldo e decidono assieme di andare a fare il bagno. Al momento di entrare in acqua il ragazzo di Fiumicino nota che quello di Ostia non sa nuotare e gli urla sbeffeggiante:

'Ahooò, sei pòpo 'n'idiota. Sei de Ostia e nun sai nòtà?'.

E il ragazzo di Ostia prontamente gli risponde: 'Perché, te che sei de Fiumicino sai volà!?'.



Scena realmente accaduta in un bar a piazza Bologna:

Entra una ragazza che chiede al cassiere, indicando una porta:

- 'Scusi, il bagno è lì?'.

E lui risponde: - 'Fino a poco fa ce stava!'.

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Ma il Gladiatore n. 1 rimane lui!!!------> Er mejo!!
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martedì 9 dicembre 2008

La mia vita come in un film...hai presente Manuale d'amore 2?

Pubblicato da Micha Soul alle martedì, dicembre 09, 2008 1 commenti

Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che la mia vita rasentasse la perfezione. Bhè...perfezione, dipende un pò da quali standard si prendono in considerazione certo. Sono la ragazza della porta accanto, non una Beyoncé Knowles o una Gwen Stefani. Ma ciò che appartiene alla mia umile vita da anticonformista convinta è tutto ciò per cui respiro aria a pieni polmoni. Un bel lavoro grazie al quale ho passeggiato per le vie di diverse città tra le più modaiole e mondane quali NY e Hong Kong (ma poi già il fatto d’avere un lavoro fisso con i tempi che corrono mi fa entrare nel gruppo delle - come si dice qui a Bologna- BUSONE); un compagno di vita che amo da impazzire, un hobby che mi porta in giro per l’Italia e con il quale godo di una fettina di notorietà e stima (considerando poi che condivido questa passione con mio marito...); un fratello che amo e che abita a 3 chilometri da me con la sua mogliettina (che si dia il caso è anche la mia migliore amica) e con la mia adorata nipotona di due anni; due genitori che, anche se vaganti per il mondo da single affermati e goderecci della vida loca, sono sani e (a detta loro) vicini con il cuore e con la mente. I miei due nonni materni che mi hanno cresciuta e che reputo importanti quanto i miei genitori, ancora in vita, sani e più dolci che mai. Una bella casa, una bella macchina (a metano, perché siamo due ambientalisti convinti!)…..si ecco, c’era qualcosa che puzzava in tutta questa perfezione. Io non ci credo alle favole, non credo alla vita come nei film, anche perché sennò che noia... giusto??
Così, in questo quadretto semi-perfetto, dicevo, ci viene la fantastica idea di provare ad avere un figlio. Siamo dell’idea che i figli vadano messi al mondo e cresciuti da giovani, soprattutto se come nel nostro caso, ci siamo sposati giovani. Soprattutto se, come nel nostro caso, abbiamo una stabilità economica, abbiamo tanta voglia di sentir urlare e piangere e ridere e litigare e cambiare i pannolini perché hanno fatto la cacca (ecco qui scatterebbe il "tesooooro, aiuto!!), ridere delle loro cadute, dei loro primi versi che vogliono essere parole, quando c'è la voglia di stringere tra le braccia dei piccoli mini-ME e mini-LUI e di subire quel disordine da parco giochi in casa, abbiamo anche comprato una monovolume pronta ad accoglierne 7 di figli!!
Ma, come diceva il buon Alessandro Aleotti alias J-Ax “la vita non è un film”. No. Non lo è...
...e dopo vari accertamenti di routine ed esami pre-concezionali, scopriamo che la nostra coppia ha qualche piccolo problema a concepire, diciamo che abbiamo 50 possibilità su 100, sì, una cosa del genere....senza entrare nello specifico posso garantire che entrambi abbiamo la stessa percentuale di incidenza su questo dato. Questo vuol dire che se una coppia normale riesce a concepire nell’arco di un anno massimo, noi potremmo mettercene anche 2, 3, 4, 5….........
I pareri dei vari professori (e ce ne sarebbero da raccontare di aneddoti a questo proposito!) sono discordanti: c’è chi dice che basta aver pazienza, c’è chi dice che con degli esami come i nostri (ho detto NOSTRI, non miei, né SUOI, in poche parole ci siamo trovati!!) è meglio ricorrere all’inseminazione assistita, c’è che dice che dipende da quanto siamo pronti ad aspettare.
Bhè, non è un segreto che la pazienza non è la nostra più grande virtù. Infatti, in un primo momento abbiamo deciso di aspettare ma ci siamo visti travolti da un vortice di ansie, di rapporti mirati (che tristezza), di gambe all’aria e cuscini sotto le chiappe, di computerini, stick e conteggi stressanti. Fino a quando un giorno, di comune accordo, abbiamo deciso che “meglio ricevere un aiutino dalla medicina piuttosto che essere vittime della triste realtà di chi non può più fare sesso come, quando, e dove gli pare!”
E quindi eccoci instradati verso questo lungo e tortuoso cammino. Ad oggi abbiamo avuto un solo colloquio all’ospedale Malpighi di Bologna dove ci sono stati prescritti esami quali mappa genetica, ripetizione di esami ormonali, pap-test, SPG, SPC, SMHGFT, GTDTSDFUDDSTUS e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo deciso che ci affideremo al pubblico perché di spendere 3.000 euro in un centro privato senza avere una garanzia di successo, proprio non ci va giù.
Va bene volere un figlio, va bene approfittare della scienza e della possibilità di procreare anche per chi come noi potrebbe metterci più tempo o addirittura non riuscirci proprio, ma piuttosto che buttare via tutti quei soldi, aspettiamo e ci affidiamo ai tempi e alle trafile della sanità pubblica senza dimenticare che una mano può sempre darcela madre natura! E poi insomma, i soldi al momento non mancano, sopravviviamo (mio marito è tirchio) ma non ci chiamiamo mica Brad Pitt e Angelina Jolie!!
Prossimo colloquio fissato per Marzo. In quella sede, sapremo cosa ci aspetterà. Ho, aimé, già letto tanto, troppo a riguardo della PMA (procreazione medicalmente assistita), tanto che la dottoressa al primo colloquio era letteralmente allibita per il mio linguaggio medico usato: ISCI, IUI, Fivet, stimolazione eccettera eccetera. Per cui, sono già preparata ad imbottirmi di ormoni, a farmi bucare ovunque e a fare avanti-indietro da casa all’ospedale (distanza da percorrere: 20 km andata e ritorno) e dover cercare scuse per giustificare le mie assenze e certificati medici al lavoro. Ma che volete che sia? Un piccolo sacrificio per un grande dono! Nel frattempo almeno…..si tromba per bene!!!!!
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L'immagine rappresenta un dipinto di Salvador Dalì: "SOGNO CAUSATO DAL VOLO DI UN'APE ATTORNO AD UNA MELAGRANA UN ATTIMO PRIMA DEL RISVEGLIO"

sabato 6 dicembre 2008

Finché morte (tié) non ci separi....

Pubblicato da Micha Soul alle sabato, dicembre 06, 2008 0 commenti
Perché un matrimonio (e intendo la cerimonia e quel che ne segue) sia un matrimonio ben riuscito (e intendo di quei matrimoni che rimangono piacevolmente nella memoria della gente e soprattutto nella tua) ci vogliono pochi elementi: una chiesetta (meglio se non troppo gotica, a meno che tu non voglia avere la sensazione che da un momento all'altro sbuchi fuori un Vescovo con tutta la sua cricca dai cappelli a punta e ti chieda di recitare il pater nostrum in latino inginocchiata sui ceci), un bel locale per il ricevimento (meglio assicurarsi che gli ospiti abbiano abbastanza spazio all'esterno per poter nascondersi da un momento all'altro ed elegantemente vomitare i litri di alcol deglutiti gratuitamente), una bella giornata, vedi temperatura ideale che non scenda al di sotto dei 25 gradi e non salga al di sopra dei 27, e soprattutto, qualsiasi cosa sia in grado di non annioare gli ospiti. Noi abbiamo pensato a tutto ed è per questo che al nostro matrimonio, celebrato in una piccola chiesa di Maruggio in provincia di Taranto (uno dei tanti vantaggi nell'aver un padre Pugliese) abbiamo chiamato a cantare un CORO GOSPEL.
Voi settentrionali vi direte, bhè? che c'è di tanto strano? ormai lo fanno in tanti! Certo! Anche a Bruxelles lo fanno in tanti, anzi va per la maggiore!! Ma non a Maruggio, un paesino di 5.836 abitanti, e non se il parroco della chiesetta al vostro primo incontro vi fa capire senza mezzi termini che "sarebbe cosa buona e giusta" far suonare il coro della parrocchia. Chè è molto bravo, assicura lui. Ma non c'è dubbio carissimo parroco che il VOSTRO coro sia formato da usignoli pronti ad accompagnare con i VOSTRI canti tristi e pallosi il nostro matrimonio. Ma noi vogliamo il gospel. Le assicuriamo, caro parroco, che i brani sono liturgici e rispettosi nei confronti della chiesa, non parleranno di campi di cotone e di schiavitù, né parleranno di prostitute come la tanto odiata da voi nobili ecclesiastici Ave Maria di Schubert. Parleranno d'amore, e lo faranno con gioia. Ma le canzoni saranno in inglese? chiede lui. Bhè, certo Don Signor Parrocco (amore, con quale titolo ci si rivolge ad un parroco?), magari potrei farne inserire una in italiano, magari nel momento dell'offertorio...non saprei signor parroco, ma ad ogni modo abbiamo già pensato di tradurre i brani ed allegare le traduzioni al libricino dei testi. La prego, la prego, la pregoooooo!!
Ebbene, chi la dura la vince. Pare che dal nostro matrimonio in poi, vi sia una grandissima richiesta di cori alternativi a quello parrocchiale. Forse nel paese si è venuto a sapere che dopo il "andate in pace" finale, la gente si è alzata e ha ballato battendo le mani su un'incredibile Happy Day! Forse qualcuno dei presenti, uno di quelli che piangeva ad ogni acuto della grande Tyna, non si è ancora dimenticato del giorno del nostro matrimonio e passa le sue giornate a descriverne ogni piccolo particolare.

Devo ammettere che il nostro "wedding" (tanto per non ripetere troppe volte la stessa parola) è stato il più bello a cui io abbia mai partecipato..., no, no! non sono di parte, dico davvero! Il dopo-cerimonia è stato svolto qui. Buffet iniziale, primi, secondi, buffet di frutta e di torte....una cosa esagggerata! E soprattutto veloce, rapida, tutto concentrato, senza troppi convenevoli. Alle tre di notte tutti a casa (oh noi alle sette domani mattina ci dobbiamo alzare per tornare a Bologna che la sera c'abbiamo l'aereo!), dopo aver bevuto, strafocato, riso, ballato, cantato..... voi vi direte "avrete speso una cifra esagerata"! ebbene no! Perché al Sud i prezzi sono molto più bassi rispetto al Nord e questo è valso per le bomboniere, per i fiori, per le fedi, per il fotografo, per tutto. E poi, senza nulla togliere al Nord Italia (poiché diciamocela tutta, l'Italia è bella tutta dal Nord al Sud, è il paese più bello, e ve lo dice una "forestiera") la magia degli ulivi pugliesi è insuperabile......



Bello mio marito vero?? ma non preoccupatevi, una volta tolto il vestito di Giorgio Armani è tornato ad essere il solito......



Oddio cos'è che ho giurato?? finche morte non ci separi? aiuto.

giovedì 4 dicembre 2008

come on baby light my fire

Pubblicato da Micha Soul alle giovedì, dicembre 04, 2008 0 commenti


L'inverno è duro da attraversare senza guardarsi indietro o senza fermarsi ad imprecare perché dall'alto ti arrivi un aiuto. Qualsiasi aiuto è il benvenuto in quei momenti, come durante la "traversata" del deserto. Vai avanti per inerzia, per sopravvivenza, ma poco a poco ti mancano le forze. Io e mio marito attraversiamo l'inverno tenendoci per mano, cercando di darci forza a vicenda. Il guaio è quando entrambi veniamo a mancarne allo stesso momento. Ma lo spirito di sopravvivenza, quel filo che dalla mente attraversa il cuore e si attacca a qualsiasi ragione pur di estrarne una qualche energia, fa sì che continuiamo la nostra rotta, superando un ostacolo dopo l'altro. E quando arriviamo al culmine della stanchezza ci sediamo, ci guardiamo negli occhi e sognamo. I sogni raccontati a poco a poco offuscano l'amara realtà e ci ricaricano di quella speranza di cui abbiamo bisogno per andare avanti. L'inverno è troppo buio per un Leone come lui: LUI ha uno spiccato senso dell'umorismo, una grandissima capacità di capire una persona e di farla aprire fino ad estrapolarne il più profondo dei suoi mali. LUI è amato da tutti, è una persona giusta, buona ma non troppo, fedele agli amici, fedele alla famiglia, fedele a se stesso. la sua positività aimé non gli è però fedele e con tanta facilità cade e soccombe alla tristezza. Si dice che i clown siano persone tristi, ancor più tristi se si pensa che nessuno riesce a farli ridere. Uno psicologo cura i mali degli altri, ma raramente riesce a curare i suoi. Lui è così.
L'inverno è troppo buio per un Acquario come me. IO sono lunatica, meteropatica, schizzofrenica, sono il tutto e il contrario di tutto. Estremamente felice quanto infelice, solare quanto solitaria, coerente quanto incoerente, consapevole quanto inconsapevole. MI piaccio da morire e allo stesso tempo mi odio. Sono una di quelle donne che pensano di conoscersi ma che si scoprono piano piano, a volte con piacere, a volte con delusione. Un IO-non-IO. Ho trovato il mio equilibrio, la mia stabilità vicino a LUI. Solo quando la mia mano viene protetta dalla sua, mi arriva quella carica positiva che annienta il NON-IO. Durante la nostra traversata desertica in pieno periodo invernale, è lui il mio sole, io la sua luce. Arriveremo a superare anche questo, e manca poco alla nostra meta.....lo sento.
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